Corriere della Sera

Sospension­i, un punto alla Rossa Un mal di testa per la Red Bull

Formula 1, la Fia boccia la trovata di Newey. Che ora deve ripensare il progetto

- Roberto Chinchero Daniele Sparisci

Fuori legge Un duello tra Red Bull e Ferrari all’ultimo Gp di Abu Dhabi; la Red Bull deve ripensare la sua sospension­e, grazie alla quale era migliorata molto (Getty Images)

Addii, ritorni, cambi di casacca, guerre segrete e divieti. Il letargo della Formula 1 non è mai stato così agitato. Dopo il domino innescato dal ritiro di Nico Rosberg, dopo il divorzio di Paddy Lowe dalla Mercedes, a sorpresa anche il numero uno della Renault, Fred Vasseur, sbatte la porta. Divergenze di vedute sulla gestione della squadra è il motivo.

L’ennesimo scossone arriva quando mancano poco più di un mese ai test di Barcellona e 73 giorni al Gp inaugurale di Melbourne. Per tanti è già corsa contro il tempo e non solo per coprire i buchi nell’organico. Soluzioni tecniche miracolose nella nuova era delle gomme extralarge e dell’aerodinami­ca spinta non saranno più valide.

Se la Mercedes è gia in linea con i nuovi dettami, è in casa Red Bull che devono intervenir­e sulla sospension­e anteriore dopo la bocciatura da parte della Federazion­e. Un colpo pesante per le ambizioni degli uomini blu che stanno decidendo se rimettere mano all’intero progetto — con un ritardo stimato di sei settimane circa — oppure optare per una ricetta più tradiziona­le che accorcereb­be i tempi ma avrebbe effetti negativi sulle prestazion­i.

Il mal di testa ad Adrian Newey e ai suoi è venuto quando Ferrari ha chiesto e ottenuto chiariment­i sulla trovata già utilizzata, e tollerata per ragioni oscure, nel 2016. Questo tipo di sospension­e è stata una delle chiavi per il prodigioso recupero della Red Bull: il dispositiv­o ad attuazione idraulica consentiva a Verstappen e Ricciardo di compensare la minore potenza del motore Renault attraverso il controllo «intelligen­te» dell’assetto, riducendo al minimo il beccheggio e il rollio della vettura. Si tratta di una tecnologia apparentem­ente semplice ma che richiede tempi lunghi per funzionare a dovere. E questo spiega, almeno in parte, i notevoli progressi compiuti dalla Red Bull tra la prima e la seconda metà dello scorso campionato. Per Maranello è una Brawn Gp 2009 Decise un Mondiale il doppio diffusore della Brawn Gp (Epa) Renault 2006 Polemiche per il mass damper della Renault di Alonso (Epa) Brabham 1978 La ventola sul posteriore fu vietata dopo la vittoria di Lauda in Svezia vittoria «politica» importante, maturata in un momento critico per l’avversario. Quando le componenti della nuova monoposto vengono avviate in produzione. Non è facile capire quanto possa incidere l’abolizione del trucco sulle sorti del campionato. Ma a dare retta a certe simulazion­i sembra parecchio: prima del bando il vantaggio della Mercedes sulla Red Bull era stimato sui 2 decimi a giro. Adesso sarebbe aumentato, a conferma che la favorita è ancora la squadra della Stella. Almeno sulla carta, perché poi la F1 è un terreno pieno di insidie e zone grigie quando cambiano le regole.

La storia recente è costellata da furbate più o meno lecite, capaci di distribuir­e sorrisi e lacrime. Ne sa qualcosa quella vecchia volpe di Ross Brawn: con il doppio diffusore ha vinto il Mondiale nel 2009 dopo aver versato alla Honda una sterlina per rinominare la scuderia con il suo nome. E che dire degli scarichi «soffiati», armi letali della Red Bull, prima messi fuorilegge e poi riammessi nel 2011? O della telenovela del mass damper della Renault di Alonso? Più evidenti ma altrettant­o efficaci certi stratagemm­i del passato. Al Gp di Svezia del 1978 Niki Lauda stracciò tutti grazie a un grosso ventilator­e montato sul posteriore della Brabham-Alfa. «La vittoria più facile» ha raccontato l’austriaco. Troppo facile pure per i commissari, dalla gara successiva la ventola era già sparita.

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