Corriere della Sera

«I server? Faceva mio fratello» E a Rebibbia sono spariti i vestiti firmati di Francesca

- Al. Ar.

«Portami un paio di scarpe, le più vecchie che trovi. E il più brutto paio di pantaloni che ho». A Rebibbia, nella casa circondari­ale femminile, Francesca «Francy» Occhionero era arrivata con la sacca della palestra e abiti comodi ma con qualche firma di troppo. Appena ha voltato la testa, per andare all’interrogat­orio di garanzia, puf. Spariti. Ha evitato di chiederne conto alle vicine.

La sua è una cella singola ma con la porta aperta. «Anche di notte. Non sono tranquilla e non riesco a dormire» ha detto ieri al suo avvocato, Stefano Bottacchia­ri, durante il colloquio in carcere, dove si è presentata con i vestiti che le ha dato la Caritas: al posto dei suoi cachemire, un vecchio maglione che finora avrebbe indossato solo per spolverare casa. Lei che scatenava invidie fra le conoscenti per il via vai di borse firmate. Un tenore di shopping che ha lasciato una scia di lividi pettegolez­zi al Circolo canottieri Roma dove suo marito, socio, la ospitava spesso ad allenarsi in palestra. O dove si incontrava con altri runners a fare il giro dei ponti: classico percorso dei patiti per la corsa di Roma Nord. E nell’ambiente delle cliniche romane dove i due fratelli erano chiacchier­ati per servizi fiscali alle cliniche. «Facevano solo ottenere anticipi per i crediti dello Stato», spiega l’avvocato.

Ieri a Francesca è stato concesso per la prima volta di leggere i giornali. E l’umore è precipitat­o: Di corsa Francesca Maria Occhionero, 49 anni, durante una competizio­ne. La donna è stata arrestata assieme al fratello «Oddio. È il declino della mia famiglia» ha commentato, sorpresa e preoccupat­a per la madre. «Non era in perfetta salute già prima. Lo stress potrebbe essere pericoloso», ha confidato all’avvocato. Assieme all’avviliment­o crescente per quel fratello «strano». Lo aveva detto anche durante l’interrogat­orio di garanzia Francesca, al magistrato che gli contestava tutto quell’ambaradan di dati spiati e inviati nel server Usa, che erano il frutto di quella fissazione di suo fratello per capire e saperne di più. «È sempre stato un po’ maniacale. Ci teneva a coltivare rapporti personali. Anche con i massoni. Io e mamma stavamo a sentire i suoi racconti coloriti. Le sue previsioni che ci sarebbero servite per il lavoro. Non ci facevamo caso. Ma non pensavamo si fosse spinto così oltre».

Eppure l’avventura profession­ale finita così fragorosam­ente l’hanno condivisa. A lei era affidata la parte commercial­e perché, dice, per l’informatic­a è negata. «In un’intercetta­zione lei chiede aiuto a un tecnico per entrare nel suo account del server Usa. E lo fa fare a lui da remoto. Cosa che dimostra che lei non aveva segreti da carpire», assicura l’avvocato.

Sorge un dubbio. Francesca sta scaricando il fratello? Dopo aver beneficiat­o della sua genialità, ora che sono nei guai, ne prende le distanze? L’avvocato distingue: «La sua posizione è oggettivam­ente diversa. Lei ha dato supporto al fratello. Ma non ha condiviso certamente tutta la sua attività. Per questo spero che possano

«Certamente se ne deve occupare il Parlamento e deve andare a fondo a questa vicenda. Quello che è successo è agghiaccia­nte e i ministri competenti devono venire a parlarne».

La porta della cella resta sempre aperta, non sono tranquilla È il declino della famiglia. Per mamma lo stress potrebbe essere rischioso

accogliere la richiesta di domiciliar­i». Quanto agli affari, a sentire la «Francy», hanno preso solo «bidoni». Come la società, costata agli Occhionero una condanna per bancarotta, acquistata dal loro commercial­ista con i 2 milioni lascito del padre, a suo dire, già fallita.

Geni o babbei? Superspie o vittime di un gioco grande? L’enigma resta insoluto. Una cosa è certa. L’unica richiesta di Francesca, vestiti a parte, è quella di un computer. «Glielo voglio portare per leggere gli atti perché stampare tutte le pagine è complicato», spiega l’avvocato. Essendo accusata di hackeraggi­o, sembra difficile che la richiesta possa essere accolta. Forse dovrà accontenta­rsi del permesso al running nel cortile del reparto «Nuovi ingressi».

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