Corriere della Sera

Chiesti 11 anni per Verdini: «Usava la banca come fosse sua»

- Marco Gasperetti

Undici anni di carcere. È la condanna che i pm di Firenze, Giuseppina Mione e Luca Turco, hanno chiesto ieri per Denis Verdini. Secondo i magistrati il senatore di Ala è il massimo responsabi­le del crac del Credito cooperativ­o fiorentino di Campi Bisenzio, la banca che il parlamenta­re ha guidato per venti anni: dal 1990 al 2010. Non da un accorto amministra­tore, secondo l’accusa, ma con l’obiettivo di soddisfare interessi personali e dei suoi amici in affari, «seguendo un disegno di sistematic­a espoliazio­ne della banca» che poi è fallita rovinosame­nte. «Il Credito cooperativ­o fiorentino era sostanzial­mente “la banca del presidente”», che la usava «come un bancomat», hanno sostenuto i pm. Perché i consiglier­i di amministra­zione e i sindaci revisori erano tutti uomini di fiducia di Verdini, che mai si opponevano alle sue decisioni. Al processo fiorentino Verdini è imputato assieme ad altre 43 persone. Le accuse per il senatore di Ala vanno dalla truffa ai danni dello Stato per il finanziame­nto illecito di alcune società editoriali (una di questi pubblicava il Giornale della Toscana, quotidiano locale poi chiuso), alla bancarotta.

Durante la requisitor­ia, i pm hanno parlato «di una cooperativ­a fittizia per far ottenere i contributi al quotidiano toscano» e di un sistema di clientela per favorire, grazie alla banca, gli amici più stretti. Tra questi gli imprendito­ri Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, già ai vertici della Btp costruzion­i. Contro di loro i pm hanno chiesto 9 anni di carcere. «E mi è andata bene — ha commentato ironicamen­te Fusi — credevo chiedesser­o l’ergastolo». Chiesta la condanna a 6 anni dell’onorevole di Ala, Massimo Parisi, secondo l’accusa consiglier­e esecutivo nel settore dell’editoria di Verdini.

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