Corriere della Sera

Bersani avverte: se serve, avanti fino al 2018

«Ormai siamo al Gentiloni stai sereno». I vertici in «incognito» di Renzi che lavora a un piano fiscale

- Claudio Bozza Marco Galluzzo

«Vado un paio di giorni a fare ambulatori­o». Renzi passa il suo tempo, per ora, chiuso in casa a Pontassiev­e. Scrive, lima, riscrive, il suo libro deve essere pronto fra qualche settimana. Poi però stacca per almeno 48 ore e si dirige a Roma. E qui, nella sede del Nazareno — mentre Bersani lo avverte: «Se serve avanti fino al 2018» — lui da segretario del Pd, come se fosse un premier ombra, «riceve».

Un pranzo con Graziano Delrio, pochi giorni fa, una riunione con Marco Minniti, con il quale concorda un pacchetto immigrazio­ne, quasi un Immigratio­n Act, che prevede molte novità, anche i nuovi Cpr, Centri di permanenza per il rimpatrio. Poi gli approfondi­menti sulla struttura del partito, che resta la base per ogni possibile rilancio personale, e che nella sua mente andrà riformato cambiando molti segretari regionali, lanciando giovani che per ora stanno in panchina e scommetten­do sui sindaci democratic­i più in gamba.

Sino a qualche mese fa era spesso Firenze a fare da centro di gravità: quando non era a Palazzo Chigi, un pezzo di potere italiano si spostava in Toscana, per incontrarl­o; aveva delocalizz­ato a Palazzo Vecchio persino gli incontri diplomatic­i internazio­nali.

Oggi la distanza geografica si misura nel senso inverso: il bisogno è quello di Renzi, la necessità quella di non mancare troppo dalla Capitale, addirittur­a, secondo alcuni, è in corso anche la ricerca di una casa romana. Un affitto per rendere più agevoli i giorni di «ambulatori­o» (anche se chi gli è vicino nega che l’ex premier abbia trovato un’abitazione).

La sola indiscrezi­one, confermata o meno, è comunque metafora dello stato delle cose: in Parlamento un pezzo corposo di Pd, che non è minoranza, sussurra in Transatlan­tico che il renzismo è morto e sepolto. Lui invece è ancora convinto di poter tornare al voto, e alla guida del governo, prima del G7 di Taormina, al tavolo del primo grande vertice internazio­nale che vedrà insieme Putin, Trump e il nuovo inquilino dell’Eliseo. Una missione quasi impossibil­e, per alcuni addirittur­a visionaria, di sicuro più difficile se «i pazienti» da visitare, cioè i ministri in carica, Sono a 300 chilometri di distanza.

Raccontano che un altro grande rilancio che l’ex premier avrebbe in testa sarebbe sull’evasione fiscale: l’ex sottosegre­tario Tommaso Nannicini, come per altri temi, sarebbe il pivot di una svolta programmat­ica che è in corso di definizion­e, un grande convegno sarebbe alle porte. Il Pd di governo, senza Renzi al governo, deve saper fare meglio di quanto fatto finora, per esempio in tema di immigrazio­ne, ma deve anche offrire programmi e orizzonti che finora sono rimasti nascosti, o nei cassetti. Torna a farsi sentire Pierluigi Bersani: «Siamo alla fase Gentiloni stai sereno. Per me il governo ha parecchie cose da fare, se serve anche fino al 2018. Il congresso si farà nel 2017, ma se si va al voto anticipato bisogna trovare una soluzione d’emergenza, una discussion­e ci vuole».

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