Lo 007 inglese anti-Trump in fuga e già al sicuro Nel dossier la mano dei servizi di Sua Maestà?
NEW YORK L’ex spia di Sua Maestà Britannica, ora titolare di un’agenzia privata di intelligence, in fuga dopo che la sua identità è stata rivelata dal Wall Street Journal. La caccia ai miliardari repubblicani e democratici anti Trump che, in momenti diversi, hanno commissionato il dossier con materiale compromettente per il miliardario divenuto presidente. E il timore del governo di Londra di essere coinvolto in questa oscura vicenda: i documenti scottanti sarebbero, infatti, arrivati al senatore repubblicano John McCain (che li ha girati all’Fbi per le opportune indagini) attraverso un diplomatico inglese: un ex ambasciatore a Mosca, forse un funzionario ancora alle dipendenze del Foreign Office. C’è, poi, un altro organismo vicino al governo britannico, la rete tv Bbc, che ha acceso un nuovo faro sul caso sostenendo che le fonti dei dossier contro Trump sono più d’una e che anche i video scandalosi a sfondo sessuale sarebbero diversi, ripresi in diverse città russe, in circostanze diverse.
Il sigillo di una giornata romanzesca in questa storia che sembra uscita da un libro di John Le Carré è arrivato con un insolito e significativo tweet dell’ambasciata russa a Londra: tre giganteschi punti interrogativi neri su campo bianco con sotto le parole «gli ufficiali dell’MI6 non sono mai degli ex».
Appena Christopher Steele, l’ex spia inglese autore del dossier su Trump che sta sconvolgendo la politica Usa, si è reso conto che la sua identità era stata scoperta, è sparito dalla circolazione.
Il titolare dell’agenzia di intelligence Orbis con sede a Grosvenor Gardens, nell’elegante quartiere londinese di Belgravia, era nella sua casa nel Surrey quando l’ha chiamato un giornalista che chiedeva conferme per la storia sul dossier che stava scrivendo. Steele non ha perso tempo: temendo per la sua vita, ha chiesto al suo vicino di avere cura per qualche giorno dei suoi tre gatti e si è dileguato senza nemmeno spegnere le luci. Ora potrebbe essersi rifugiato all’estero, o potrebbe essere nascosto in una safe house.
Messa a disposizione da chi? Dai servizi segreti britannici? Lo pensano in molti anche perché Steele non è una spia qualunque: era noto ai servizi americani che lo consideravano un personaggio capace e affidabile, è stato per quasi vent’anni una spia inglese a Mosca e ha condiviso a lungo ufficio e scrivanie con Tim Barrow, un diplomatico poi diventato ambasciatore a Mosca e ora a Bruxelles come capo dei negoziatori di Londra nella trattativa Brexit.
stato lui a ricevere il rapporto e a girarlo a McCain? Barrow nega mentre numerosi fonti americane parlano genericamente di un ex ambasciatore inglese a Londra: ce le sono stati diversi.
Ma il sospetto che i servizi britannici abbiano avuto un qualche ruolo nella vicenda è alimentato anche dal fatto che Steele — che a suo tempo aveva lavorato anche per l’Fbi americano nell’ambito dello scandalo Fifa raccogliendo prove che hanno portato alle dimissioni di Sepp Blatter, l’ex capo del calcio mondiale — una volta che ha messo insieme il suo rapporto su Trump lo ha consegnato, oltre che ai clienti che glielo avevano commissionato, anche ai suoi ex capi dell’MI6.
Insomma, una brutta storia che viene da lontano e che all’inizio è tutta americana: una storia che fa emergere la pratica, diffusa nella politica Usa, di costruire dossier contro gli avversari politici. Tutto comincia nel settembre 2015, dopo le prime apparizioni televisive
dei candidati alle presidenziali: un miliardario repubblicano ostile a Trump (per ora è ancora anonimo) commissiona un dossier che lo metta in imbarazzo a una società specializzata: la Fusion GPS del di un ex giornalista del Wall Street Journal, Glenn Simpson.
Ma, dopo l’incursione degli hacker russi nelle elezioni americane, l’incarico passa al britannico Steele che, dati i precedenti, non può andare a Mosca, ma si affida a una rete di collaboratori in Russia. E adesso Theresa May, che dopo Brexit ha ancor più bisogno di un rapporto forte con Washington, è molto preoccupata.
Milionari Sono stati dei milionari Usa, ancora senza nome, a commissionare il dossier