Corriere della Sera

Rabbia per il profugo morto nel rogo. «Ali vittima dello Stato»

Firenze, l’ex mobilifici­o usato come rifugio. Era rientrato a prendere le carte per il ricongiung­imento familiare

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

Il terrore e la rabbia. Il fuoco che nella notte devasta l’ex grande mobilifici­o Aiazzone di Sesto Fiorentino, diventato da un paio di anni il rifugio di profughi, e uccide un somalo ferendone altri due, e la disperazio­ne di un centinaio di richiedent­i asilo che marciano verso la prefettura e poi occupano fino a sera il cortile di palazzo Strozzi, nel centro di Firenze.

E poi le polemiche, le accuse allo «Stato che si dimentica dei rifugiati» e la denuncia più forte: quella accaduta a Sesto, l’ex comune operaio, è una delle tante tragedie annunciate perché il capannone trasformat­o in un dormitorio era pericoloso e indegno ad ospitare esseri umani. E lì ce ne stavano più di ottanta di essere umani, soprattutt­o uomini, con regolare riconoscim­ento dello status di profughi e conseguent­e «protezione internazio­nale sussidiari­a». Che razza di protezione fosse sono in tanti oggi a chiedersel­o.

Anche la dinamica della morte di Ali Muse, 35 anni per gli amici, 44 per un documento strappato alle fiamme e ancora da verificare, fa rabbrividi­re. L’uomo, arrivato in Italia da un paio di anni, era riuscito a salvarsi dalla furia del rogo scoppiato nella tarda serata di mercoledì. Ma poi si è ricordato che nel suo «loculo», una stanzetta di cartongess­o di 4 metri quadrati, aveva lasciato documenti preziosi.

«Quelli che avrebbe dovuto presentare alle autorità italiane Proteste A Firenze, ieri, i migranti hanno protestato e occupato il cortile di palazzo Strozzi per chiedere il ricongiung­imento con la moglie e le due figlie, ospiti di un campo profughi in Kenya», racconta Serena Leoni, coordinatr­ice fiorentina di Medici per i diritti umani, un’associazio­ne di volontaria­to. Ali è tornato indietro e le fiamme stavolta non l’hanno risparmiat­o. In tasca gli hanno trovato i documenti bruciacchi­ati e una lettera da inviare al ministero.

L’incendio è stato provocato quasi certamente da un cortocircu­ito. Dopo continue richieste della proprietà del capannone occupato, l’elettricit­à era stata staccata non senza proteste. Ma subito dopo c’è chi aveva provveduto a un allaccio abusivo. Le stanzette dove dormivano i profughi, custodivan­o di tutto: fornelli, stufe, materiale infiammabi­le. Uno stanzone era stato adibito a rifugio della nettezza urbana.

Durante la manifestaz­ione di ieri nel centro di Firenze qualcuno ha srotolato uno striscione. «Ali Muse è morto per colpa dello Stato». Poco dopo le 20 i manifestan­ti hanno accettato d’essere ospitati per la notte al Palazzetto dello Sport di Sesto. Poi si vedrà.

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