Rabbia per il profugo morto nel rogo. «Ali vittima dello Stato»
Firenze, l’ex mobilificio usato come rifugio. Era rientrato a prendere le carte per il ricongiungimento familiare
Il terrore e la rabbia. Il fuoco che nella notte devasta l’ex grande mobilificio Aiazzone di Sesto Fiorentino, diventato da un paio di anni il rifugio di profughi, e uccide un somalo ferendone altri due, e la disperazione di un centinaio di richiedenti asilo che marciano verso la prefettura e poi occupano fino a sera il cortile di palazzo Strozzi, nel centro di Firenze.
E poi le polemiche, le accuse allo «Stato che si dimentica dei rifugiati» e la denuncia più forte: quella accaduta a Sesto, l’ex comune operaio, è una delle tante tragedie annunciate perché il capannone trasformato in un dormitorio era pericoloso e indegno ad ospitare esseri umani. E lì ce ne stavano più di ottanta di essere umani, soprattutto uomini, con regolare riconoscimento dello status di profughi e conseguente «protezione internazionale sussidiaria». Che razza di protezione fosse sono in tanti oggi a chiederselo.
Anche la dinamica della morte di Ali Muse, 35 anni per gli amici, 44 per un documento strappato alle fiamme e ancora da verificare, fa rabbrividire. L’uomo, arrivato in Italia da un paio di anni, era riuscito a salvarsi dalla furia del rogo scoppiato nella tarda serata di mercoledì. Ma poi si è ricordato che nel suo «loculo», una stanzetta di cartongesso di 4 metri quadrati, aveva lasciato documenti preziosi.
«Quelli che avrebbe dovuto presentare alle autorità italiane Proteste A Firenze, ieri, i migranti hanno protestato e occupato il cortile di palazzo Strozzi per chiedere il ricongiungimento con la moglie e le due figlie, ospiti di un campo profughi in Kenya», racconta Serena Leoni, coordinatrice fiorentina di Medici per i diritti umani, un’associazione di volontariato. Ali è tornato indietro e le fiamme stavolta non l’hanno risparmiato. In tasca gli hanno trovato i documenti bruciacchiati e una lettera da inviare al ministero.
L’incendio è stato provocato quasi certamente da un cortocircuito. Dopo continue richieste della proprietà del capannone occupato, l’elettricità era stata staccata non senza proteste. Ma subito dopo c’è chi aveva provveduto a un allaccio abusivo. Le stanzette dove dormivano i profughi, custodivano di tutto: fornelli, stufe, materiale infiammabile. Uno stanzone era stato adibito a rifugio della nettezza urbana.
Durante la manifestazione di ieri nel centro di Firenze qualcuno ha srotolato uno striscione. «Ali Muse è morto per colpa dello Stato». Poco dopo le 20 i manifestanti hanno accettato d’essere ospitati per la notte al Palazzetto dello Sport di Sesto. Poi si vedrà.