Le 13 ragazze dell’Erasmus morte sul bus Indagini riaperte
Il tribunale spagnolo di Amposta ha riaperto le indagini sulla strage delle studentesse Erasmus. Eduardo José Navarro, giudice istruttore, ha accolto il ricorso presentato dai familiari delle 13 vittime, 7 delle quali italiane, contro l’archiviazione disposta a novembre da una sua collega. La giudice spagnola Gloria Granell Rus aveva chiuso il caso del tragico incidente del 20 marzo 2016 in poche righe: «Viste le risultanze delle investigazioni non si ravvisa una responsabilità tale da essere punita penalmente». Precisando che la sbandata del pullman, finito nella corsia opposta a quella di marcia per poi schiantarsi, non era stata causata dalla guida imprudente dell’autista né da un guasto meccanico. Ma per Navarro, ex avvocato con alle spalle qualche anno di esperienza in magistratura, l’archiviazione è stata prematura: «È imprescindibile l’interrogatorio del conducente». L’autista, che riportava a Barcellona la comitiva di studenti dopo una giornata di festa a Valencia, era indagato per omicidio plurimo colposo. «Mi sono addormentato», disse ai soccorritori prima di perdere conoscenza. Poi, dal giorno del risveglio, più nulla. Nessuna dichiarazione, nessun interrogatorio. E il decreto di Rus lo escludeva. «Ma il colpo di sonno potrebbe configurare un reato penale», ha aggiunto Navarro. La notizia è stata accolta con soddisfazione dai genitori delle vittime. «Un fatto positivo ma non è ancora una vittoria», commenta Paolo Saracino, padre di Serena. «Non è stata una strage casuale», gli fa eco Paolo Bonello, papà di Francesca.