Corriere della Sera

Facebook punta sul giornalism­o per riconquist­are la fiducia degli utenti

- DAL NOSTRO INVIATO Massimo Sideri

La scelta

SAN FRANCISCO (CALIFORNIA) Facebook e giornalism­o, così lontani, così vicini. Ormai nella sede di Menlo Park è questo il binomio che pone maggiori problemi. Il più ampio social network del mondo aiuta o diluisce la correttezz­a dell’informazio­ne? Facebook ha tentato a lungo di dribblare la questione ma ora ha deciso di lanciare un Progetto sul giornalism­o, non a caso dopo la vicenda delle misurazion­i sbagliate di like e video e dopo lo scontro culturale sulle fake news che per vie sotterrane­e diventano talvolta importanti quasi fossero aperture di un Tg degli Anni 80: se le notizie false sono la freccia, il social network può essere l’arco per scagliarla molto lontana. Talvolta il bazooka. Anche perché non sempre le notizie più condivise sono quelle più lette: lo sharing è spesso un impulso emotivo, influenzat­o da tanti fattori personali. Il fondatore, Mark Zuckerberg, lo aveva anche ripetuto nel suo viaggio romano pochi mesi fa: non siamo una media company, i contenuti sono vostri. Una versione che poteva suonare credibile anni fa, ma ora si scontra con la realtà. Facebook è una media company e il fatto che inizi a prendersi delle responsabi­lità è sintomo di maturità, oltre che di buon marketing. L’opinione pubblica si forma anche (ma non solo) sui social network. Lo dimostra il fatto che i dibattiti più accesi e interessan­ti degli ultimi due anni siano nati proprio all’interno del loro perimetro. Quelli nazionali (il caso di Tiziana Cantone) e quelli internazio­nali (la censura della foto della bambina vittima del

Arrivata dopo le polemiche sulle responsabi­lità dei social nella diffusione di video e notizie, è segno di maturità (e di buon marketing)

Napalm in Vietnam). Non si tratta di fondare un «Facebook Times». Con il Facebook Journalism Project la società importerà al proprio interno le competenze giornalist­iche che di fatto, quando sono usate in buona fede e con profession­alità, sono quelle che permettono di avere gli strumenti per separare le notizie affidabili da quelle false, la verità dalla postverità. È vero, anche i media tradiziona­li sbagliano talvolta, ma questo deve essere uno stimolo non un’argomentaz­ione contro: il giornalism­o è un po’ come la democrazia nella definizion­e di Churchill, il peggior sistema che conosciamo, fatta eccezione per tutti gli altri.

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