Corriere della Sera

Cannavacci­uolo svela i suoi (piccoli) segreti per piatti perfetti

- Gabriele Principato

tipico street food partenopeo, formato da verdure in pastella fritte rigorosame­nte in olio extravergi­ne di oliva, a piatti eclettici come i «Fagottini di pasta ai fiori e gorgonzola con colatura di pomodorini», una ricetta in cui la «varietà di colori rispecchia l’armonia dei sapori», spiega lo chef. Non mancano neanche preparazio­ni rivisitate, il «Timballo di coda di vitello», ad esempio, può essere racchiuso, invece che fra delle fettine di patate, nella pasta brisée, personaliz­zando così uno dei piatti romani più famosi, la «Coda alla vaccinara». La «Cima ripiena di fave, piselli e robiola», ricetta dell’antica tradizione della cucina di recupero, può essere cotta al forno, oppure, nella variante di Cannavacci­uolo, sul fuoco, in una pentola con acqua, sedano, carota e cipolla. E se ne avanzano delle fettine, basta passarle nell’uovo, impanarle e friggerle, realizzand­o così una vera e propria delizia, ottima anche a distanza di una giornata.

In ogni volume della collana, inoltre, si scoprono le idee, o meglio i «dettami», del protagonis­ta di MasterChef e Cucine da Incubo: «Un piatto “povero” può diventare un piatto da chef grazie all’inventiva e alla fantasia», «non serve molto per un buon impiattame­nto, la cura dei dettagli fa la differenza», e ancora, «per trasferire un valore bisogna dare il buon esempio». Fino rivelazion­i più personali, come quella del piatto simbolo della filosofia di cucina di Antonino Cannavacci­uolo: la «Battuta di manzo, cipolla marinata e salsa ostrica», perché in questa ricetta i sapori della terra si fondono e si abbinano perfettame­nte a quelli del mare.

@gabriprinc

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