Corriere della Sera

Lucio Vanotti

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Gli orli tagliati al vivo sono la passione degli orientali. Un simbolo di modernità. Lucio Vanotti, che in Giappone ha il primo mercato(secondo la Corea, terzo l’Italia), libera le giacche in morbido gessato e check che diventano pannelli avvolgenti. La cimosa diventa l’orlo, anche con la scritta made in Italy. I cappotti sono fluidi come vestaglie, così le giacche e i pantaloni ispirano la rilassatez­za della camera. E c’è anche la maxi felpa gialla con il cappuccio e la tuta rossa, ma il designer — che ha sfilato alla Dogana — invece dello sport cita il divano di casa. Il volumi fluidi e sbilenchi esaltano la raffinatez­za dei tessuti: sete da cravatta, flanelle. I pantaloni sono larghi e hanno la coulisse. «L’idea nasce una po’ da quando la sera devi portare fuori il cane», spiega mentre accarezza il suo cagnolino. Ai piedi un calzino-pedula in tessuto tecnico. (M.T.V.)

Capi «terapeutic­i»

Wellness, nel senso di benessere — neanche si trattasse di una fiera di bellezza —. Addirittur­a c’è chi si spinge a parlare di approccio olistico, come i designer Ben Cottrell e Matthew Dainty, che con il loro brand Cottweiler hanno firmato una collaboraz­ione con Reebok ricreando una spa nella Cripta del museo Marino Marini. «Lo sportwear e la performanc­e sono superati — ha chiosato il duo —, oggi i capi utilizzano tecniche per avere effetti terapeutic­i sul corpo. Nel segno del lifestyle anche le nuove tute di cashmere per il divano (Cruciani, Doriani).

L’eleganza «antica»

Il formale, nel senso di ben fatto, di eleganza vecchio stile, è il grande ritorno che per fortuna rimette un po’ di ordine negli uffici e rilancia quell’eleganza antica che i 50-60 enni hanno visto su padri e nonni e i giovani si divertono a scoprire. Tornano i cappotti di Gassman e Mastroiann­i. Con o senza martingala, più lungo (Lardini) con un gran ritorno del loden (Paltò).

Il dettaglio del rever

Cari modaioli siete superati. Le giacche sono virili con un bel rever largo, simbolo artigianal­e, contro quello stretto, fashion. I tessuti sono quelli classici, pettinati (il bouclé è out, troppo gonfio), con il ritorno dei check, dei gessati, che però si fondono. Ma il nuovo formale è modernissi­mo: tutte le giacche sono svuotate per avere un peso piuma e conferire una sensazione Caccia al tesoro per Napapijri che, per festeggiar­e i trent’anni del marchio, ha scelto di tornare alle sue origini italiane e ha allestito per le strade del centro storico di Firenze cinque porte misteriose dietro alle quali alloggiava­no altrettant­e giacche della Secret Collection composta da diverse interpreta­zioni dell’iconico modello Rainforest: dalla limited edition reversibil­e 30th Anniversar­y Rainforest — simboleggi­a i 30 anni in cui il brand ha unito l’amore per la natura e il ritmo urbano in modi sempre inattesi — alla Ski Rainforest che si ispira alla prima casa di Napapijri, il Monte Bianco, reinterpre­tando la giacca da sci come tributo alle origini del marchio fino all’Original Winter Rainforest: il modello con la tasca frontale e seconda pelle (Ernesto e Paoloni). Un po’ più lunghe sui pantaloni con due pince tornati finalmente donanti. Nelle stesse lane morbide dai colori fusi dei nuovi completi peso piuma ci sono anche le cravatte e le sciarpe (Altea). Silvio Albini, da Thomas Mason, dice che gli uomini hanno ripreso a indossarle, e se lo dice lui… Mostra quella grigio lino (per l’inverno) cardata, effetto cashmere. E ci sono anche quelle in maglia anche pied de poule (Gallo) come quelle anni 50 e 60, appunto.

Guerra e pace

La moda manda messaggi di pace, addomestic­ando la divisa. E allora ecco il giubbotto e il parka dei poliziotti nella versione più chic (Blauer). Realizzati anche nei tessuti naturali, con una riscoperta della lana traspirant­e, o nei nuovi sintetici che hanno una «mano naturale». E c’è tanto camouflage, nella versione maxi — come quando i soldati della Grande guerra se spennellav­ano da soli la divisa (Canada Goose) — o digital (Manuel Ritz).

Tutto è evento

Il Pitti è tutto un evento. Dopo la preapertur­a di Firenze4ev­er di Luisaviaro­ma del 9 gennaio, con cena e asta benefica al teatro Odeon a favore della Fondazione Bocelli, ecco la sfilata di Stefano Ricci che ha riaperto la Sala Bianca di palazzo Pitti, con cena curata dall’enoteca Pinchiorri accanto ai capolavori di Leonardo. E ancora al Teatro della Pergola il Don Giovanni di Mozart firmato da Barnaba Fornasetti la bandiera-logo norvegese. Presentato a Pitti anche il parka superlight, che toglie un altro chilo dal peso medio di questo tipo di capospalla e punta sui materiali ecososteni­bili con una tecnologia che produce microsfere: alternativ­e alle piume d’oca, ma altrettant­o calde e leggere. (f.fio.) Elisa Fuksas, grazie alla Manuel Ritz, ha fatto un regalo a questo Pitti: un po’ di poesia. Ha girato un corto, History is Made of Moments, nel quale fa il contrario di quello che, per la maggior parte, si vede quando si tratta di, alla fine, vendere un prodotto. Fuksas si è disinteres­sata dei vestiti («nessuno in azienda mi ha mai chiesto di riprendere un dettaglio, la trama di un tessuto») per raccontare delle microstori­e: un abbraccio, gli istanti che precedono un discorso importante o la cerimonia che ci cambierà la vita, il gioco con nostro figlio. Certo i vestiti ci sono, quelli della collezione, ma «non volevo fare un video di moda perché la moda non la seguo, non conoscevo neanche Manuel Ritz. Volevo raccontare le coordinate entro le quali ogni vita si disegna, i momenti che portiamo con noi, che ci appartengo­no. Sono andata su Instagram, ho cercato l’hashtag Manuel Ritz, sono andata a curiosare nelle vite di chi porta quei vestiti. Il micro che racconta il macro, per così dire: la bellezza vive in quei momenti di verità». (m.per.)

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