Corriere della Sera

Pesano le assenze E Londra si scopre meno swinging

- Maria Silvia Sacchi

Le foto Da sinistra a destra: un look presentato lo scorso novembre da Stella McCartney: è il debutto della stilista inglese nelle collezioni maschili Al centro un modello di Vivienne Westwood che ha sfilato durante la Fashion week di Londra appena conclusa: come altri stilisti, la Westwood ha da tempo scelto di far sfilare uomini e donne insieme. Infine un look della nuova collezione maschile firmata da W. Anderson, giocata sui contrasti

Il sindaco Sadiq Khan non si tira indietro. Si presta alle interviste come ai selfie e alle foto promoziona­li. Per Londra lo moda è centrale, soprattutt­o se sperimenta e innova. E nell’aprire la settimana dell’uomo, che si è svolta dal 6 al 9 gennaio, il sindaco della capitale inglese ha voluto sottolinea­re con i numeri il valore di questo comparto, ricordando come sia «il più grande datore di lavoro delle nostre industrie creative, con quasi 800 mila posti di lavoro e 28 miliardi di sterline di giro d’affari. Londra è stata in prima fila nel definire gli ultimi stili e tendenze per decenni», ha ricordato il primo cittadino.

Ed è stato proprio nell’uomo che dall’Inghilterr­a negli anni recenti è arrivata la concorrenz­a più forte all’Italia, tanto da spingere il nostro governo a sostenere con forza il fiorentino Pitti.

La Fashion week londinese che si è appena conclusa è, però, sembrata mostrare un minor vigore rispetto al passato a causa dei cambiament­i che stanno interessan­do il sistema delle presentazi­oni a livello mondiale. Per quanto riguarda Londra, ha certamente pesato l’assenza di Burberry, il marchio inglese che ha scelto di ridurre le proprie sfilate da quattro a due all’anno, senza stagionali­tà e senza divisione uomo/donna. Burberry sarà presente a febbraio durante la moda-donna e in quell’occasione farà sfilare anche l’uomo.

Il nome più forte della tregiorni londinese è stato, dunque, Vivienne Westwood, che a sua volta ha comunque portato in passerella uomo e donna insieme.

Va detto che la carta giocata da Natalie Massenet e Caroline Rush, rispettiva­mente presidente e amministra­trice delegata del British fashion council (la Camera della moda inglese), le due donne a cui si deve la rinascita della moda inglese, è stata quella di puntare sui giovani, sulla sperimenta­zione e sull’internazio­nalità. Non a caso, per esempio, Stella McCartney ha presentato qui, lo scorso novembre, in un evento fuori calendario, la propria prima collezione maschile in assoluto. Anche se poi sfila a Parigi.

Lo sguardo rivolto al futuro. Alcuni nomi: Craig Green, Wales Bonner, Charles Jeffrey e J.W. Anderson (quest’ultimo partecipat­o da Lvmh). Anche se adesso Brexit (che l’industria della moda inglese non avrebbe voluto) e la discesa della sterlina, da una parte riempiono i negozi di turisti attratti dai bassi prezzi Minor vigore rispetto al passato. Mancava Burberry: sfilerà uomo e donna a febbraio La città però vuole un primato nella moda. E ha fatto quadrato

dei prodotti, ma dall’altra pongono un problema di conti per aziende ancora molto giovani come quelle inglesi, che hanno vendite in sterline ma costi di produzione (per esempio per i tessuti) in euro.

Lo ha sottolinea­to, per esempio, un articolo di Business of fashion a commento della Fashion week maschile appena conclusa; anche se per il giornale online l’assenza delle grandi multinazio­nali del lusso è stata un vantaggio, facendo sprigionar­e maggiormen­te la creatività.

Londra crede e fortissima­mente vuole un primato nella moda e su questo ha fatto quadrato.

Chiusa la moda maschile, Caroline Rush è volata a New York dove ha firmato un accordo con il department store Barneys: fino al 25 gennaio le vetrine sulla Madison avenue saranno dedicate ai marchi inglesi.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy