Calenda: Alitalia? È stata gestita male La colpa ora non ricada sui lavoratori
Montezemolo: entro 21 giorni un piano forte e coraggioso. Advisor comune per banche ed Etihad
C’è un numero su cui il board di Alitalia, il management, gli azionisti, il governo e i sindacati dovranno confrontarsi per gestire l’ennesimo salvataggio. Alitalia spende 75 euro ogni mille chilometri per posto offerto. Ryanair ne sborsa 35, Easyjet 50, Vueling 55, Lufthansa 85, ma sul suo hub di riferimento, Francoforte, è quasi in regime di monopolio. Tanto che soltanto negli ultimi mesi Ryanair ha visto concedersi i diritti di volo dopo essere stata costretta, per anni, a decollare da Hahn, a 120 chilometri di distanza. «Nell’ultimo bilancio — dice Andrea Giuricin, economista dei Trasporti dell’università Bicocca di Milano — Air France-Klm ha persino ammesso che sul corto raggio perdono 200 milioni di euro all’anno. Lufthansa altrettanto». Ci si salva, è la sua tesi, soltanto aumentando i ricavi sulle rotte extra Ue. Alitalia ha appena 27 aerei sul lungo raggio e circa una ventina di destinazioni intercontinentali. Per capire i termini di paragone Lufthansa ne ha circa 180. Il corollario è il fatturato medio per passeggero: Lufthansa, appena scavalcata da Ryanair come numero totale di passeggeri in Europa, raggiunge i 350 euro. Grazie al lungo raggio. Alitalia, appesantita dal corto raggio, si posiziona sui 150 euro. Poco.
Il piano industriale «condiviso e dettagliato» da tutti i soci — al quale sta lavorando l’amministratore delegato Cramer Ball — dovrà far scendere il costo per passeggero sulle rotte domestiche ed europee. Aumentando le tratte intercontinentali per far salire le vendite attenuando le perdite, inevitabili, sul primo segmento. Gli azionisti (e creditori) bancari, Intesa Sanpaolo e Unicredit, hanno chiesto la selezione di un altro advisor cui affidare la lettura delle strategie del management. Non basta Bain, già insignita del compito. Ci sarebbe una rosa ristrettissima di società di consulenza, tra cui Boston Consulting, EY o Deloitte.
Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo Economico, ieri non ha lesinato critiche alla gestione di Alitalia: «È inaccettabile paghino i lavoratori — ha detto intervenendo ad una trasmissione radiofonica —. L’azienda è stata gestita male, serve un piano industriale». Il riferimento sembra essere James Hogan, vicepresidente di Alitalia in rappresentanza del socio Etihad. Non è gradito neanche alle banche, che hanno chiesto una maggiore collegialità nelle decisioni della compagnia. Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Alitalia, in questi giorni si sta spendendo per fare da trait d’union tra le due anime di Alitalia: il 51% riconducibile agli ex soci Cai e il 49% di Etihad. «È imperativo un piano in tre settimane — ha detto —. Sarà forte e coraggioso». In Consiglio dovrebbe entrare Ahmed Ali Al Sayegh, nel direttorio dell’authority dell’Energia di Abu Dhabi. Perché è necessario un confronto stretto tra gli azionisti: le banche vogliano dialogare direttamente con il governo emiratino.
I sindacati attendono preoccupati. Hanno annunciato due scioperi: il 20 gennaio (dalle 14 alle 18) e il 23 febbraio.