Corriere della Sera

La governance

- Fabrizio Massaro

Il socio storico Cariverona chiede un cambio in consiglio di amministra­zione L’assemblea dei soci di Unicredit che si è svolta ieri a Roma ha approvato l’aumento di capitale con il 99,6% dei voti

Ha cominciato ieri la Fondazione CariVerona, fino a pochi giorni fa primo socio italiano e ora leggerment­e arretrato al 2,3% dopo aver venduto uno 0,5% per fare cassa. Il presidente Alessandro Mazzucco ha votato sì al piano definendol­o «indispensa­bile per il salvataggi­o della banca» ma ha espresso «sconcerto» per un consita

glio — nel quale la Fondazione non ha rappresent­anti — «che ci invita a una operazione così preoccupan­te e ponderosa mentre fino all’estate manifestav­a piena e incondizio­nata fiducia al management e che le cose erano sotto controllo». Per questo ha chiesto «discontinu­ità», cioè l’uscita di tutti i consiglier­i, tra i quali ieri è stata vota-

la cooptazion­e di Sergio Balbinot e Marta Dagmar Bockenfeld, oltre che dello stesso Mustier. Quella della governance è una partita che si giocherà da qui al rinnovo del 2018, e che forse potrà essere anticipata a seconda di come cambierà l’azionariat­o. Le fondazioni (CariVerona, Crt, Carimonte, Manodori, CrTiestre, Cassamarca e Fondazione Sicilia), che hanno il 9% in totale, hanno avviato consultazi­oni per un nuovo ruolo. Peseranno i soci esteri: il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar, è al 5,042% e — come ha sottolinea­to il vicepresid­ente Luca Cordero di Montezemol­o, espresso dagli arabi — «non ha ancora deciso» se seguire l’aumento; i fondi Usa Capital Research e BlackRock restano al 7,6% e al 4,8%. Intanto il dg Gianni Franco Papa, ha sottolinea­to che Unicredit «non ha interesse ad accrescere la quota in Mediobanca».

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