La governance
Il socio storico Cariverona chiede un cambio in consiglio di amministrazione L’assemblea dei soci di Unicredit che si è svolta ieri a Roma ha approvato l’aumento di capitale con il 99,6% dei voti
Ha cominciato ieri la Fondazione CariVerona, fino a pochi giorni fa primo socio italiano e ora leggermente arretrato al 2,3% dopo aver venduto uno 0,5% per fare cassa. Il presidente Alessandro Mazzucco ha votato sì al piano definendolo «indispensabile per il salvataggio della banca» ma ha espresso «sconcerto» per un consita
glio — nel quale la Fondazione non ha rappresentanti — «che ci invita a una operazione così preoccupante e ponderosa mentre fino all’estate manifestava piena e incondizionata fiducia al management e che le cose erano sotto controllo». Per questo ha chiesto «discontinuità», cioè l’uscita di tutti i consiglieri, tra i quali ieri è stata vota-
la cooptazione di Sergio Balbinot e Marta Dagmar Bockenfeld, oltre che dello stesso Mustier. Quella della governance è una partita che si giocherà da qui al rinnovo del 2018, e che forse potrà essere anticipata a seconda di come cambierà l’azionariato. Le fondazioni (CariVerona, Crt, Carimonte, Manodori, CrTiestre, Cassamarca e Fondazione Sicilia), che hanno il 9% in totale, hanno avviato consultazioni per un nuovo ruolo. Peseranno i soci esteri: il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar, è al 5,042% e — come ha sottolineato il vicepresidente Luca Cordero di Montezemolo, espresso dagli arabi — «non ha ancora deciso» se seguire l’aumento; i fondi Usa Capital Research e BlackRock restano al 7,6% e al 4,8%. Intanto il dg Gianni Franco Papa, ha sottolineato che Unicredit «non ha interesse ad accrescere la quota in Mediobanca».