Ubi, con good banks 1,2 miliardi di utili Le sofferenze passano ad Atlante
Massiah: non è un salvataggio. Il titolo vola in Borsa: +9%
«Siamo estremamente fiduciosi», ha detto Mustier, «ma dobbiamo lavorare sodo». E il presidente Giuseppe Vita ha sottolineato che «il mercato crede nella bontà del nostro piano», sottolineando il balzo del 10% del titolo dalla presentazione del piano industriale del 13 dicembre. «Con un patrimonio rafforzato potremo resistere agli urti esterni», ha continuato Vita, sottolineando che «la trasformazione non cambierà la nostra dimensione paneuropea perché crediamo nel potenziale dell’Europa». Al termine dell’aumento — non richiesto dalla Bce e le cui azioni saranno collocate al pubblico in Italia, Germania e Polonia e agli investitori istituzionali in Usa — e dopo la cessione di 17,7 miliardi di euro di crediti in sofferenza, la banca si troverà ai livelli più alti di patrimonio tra le banche sistemiche (Sifi), la cui media europea è del 13,1%.
Ma non sarà facile. I soci sono pronti a presentare il conto.
La proposta di acquisto su Banca Marche, Popolare dell’Etruria e del Lazio e CariChieti è piaciuta al mercato: il titolo dell’acquirente Ubi, che mercoledì aveva chiuso in progresso dell’1,1 per cento a 2,83 euro, ieri si è apprezzato sensibilmente fin dai primi scambi in Piazza Affari, chiudendo a quota 3,088 euro, con un progresso del 9,12 per cento.
L’operazione prospettata, che ha confermato tutte le anticipazioni della vigilia, prevede l’acquisizione delle tre good banks al prezzo simbolico di un euro. L’offerta vincolante sarà valida fino a mercoledì 18 gennaio e verrà esaminata dalla parte venditrice, ovvero dal Direttorio della Banca d’Italia, che è l’azionista unico dei tre istituti nel mirino di Ubi, nella riunione convocata martedì prossimo, 17 gennaio.
Come tutto lascia supporre – la Banca d’Italia è assistita nelle trattative dallo studio legale Chiomenti, Ubi dallo studio Pedersoli, mentre Credit Victor Massiah, ceo di Ubi Banca
Suisse e Morgan Stanley ne sono gli advisor finanziari – martedì prossimo si arriverà alla firma di accettazione della proposta. Un atto che permetterebbe di avviare immediatamente il complesso iter autorizzativo che consentirebbe di perfezionare l’operazione prima della fine di aprile, con il via libera di Unione Europea, Bce e Antitrust, che necessitano di 90 giorni.
Al di là delle valenze strategiche – le tre banche assieme sommano meno dell’1 per cento degli attivi del sistema nazionale – è il significato gestionale che rileva: lo sciogliersi di un nodo pluriennale risolverebbe alcune gravi incertezze che pesano sull’orizzonte del sistema creditizio italiano.
Al punto che Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi, ieri in occasione di una conference call con gli analisti finanziari ha evidenziato le prospettive di crescita derivanti dall’integrazione delle tre banche: Ubi si attende utili netti per 1,2 miliardi di euro nel bilancio 2020. Di questi, 850 milioni sono già previsti nel piano industriale, a cui si aggiungeranno gli effetti prodotti dalle tre banche e i consistenti vantaggi fiscali connessi all’operazione. Verosimilmente l’acquisizione si completerà solo a un anno dal closing, quindi nella primavera 2018, con la completa integrazione di Marche, Etruria e Chieti nel gruppo Ubi. «Non è un salvataggio, ma un accordo che creerà valore», ha sottolineato