Italia bocciata, persa l’ultima A
L’agenzia Dbrs: colpa dell’incertezza politica. Il Tesoro: la spesa non salirà
Il rating tagliato a «BBB». Bankitalia: effetto limitato per i fondi Bce alle banche
L’agenzia canadese Dbrs rivede al ribasso il giudizio sull’Italia e taglia il rating, dal livello A al livello BBB, e certifica «un aumento di rischiosità» conseguenza dell’incertezza politica. L’agenzia, che ha sede a Toronto, era l’unica ad avere mantenuto un giudizio che assegnava ai titoli di Stato un valore in area A (il più elevato). Il Tesoro: la spesa non salirà. Bankitalia: effetto limitato per i fondi Bce alle banche.
Addio alla lettera «A». L’agenzia di valutazione canadese Dbrs rivede al ribasso il giudizio sull’Italia e taglia il rating, portandolo dal livello A al livello BBB. In pratica Dbrs certifica un aumento di rischiosità del sistema Paese, confermando le previsioni circolate alla vigilia dell’esito della valutazione, avviata lo scorso mese di agosto, sul rating sovrano italiano. L’agenzia, con sede a Toronto, era l’unica ad avere mantenuto un giudizio che assegnava ai titoli di Stato un valore in area A (il più elevato). Le altre società di rating avevano già rivisto al ribasso il merito di credito italiano: Standard & Poor’s lo classifica come BBB-, Moody’s lo giudica Baa2 e la valutazione di Fitch è BBB+. La decisione di Dbrs era in parte attesa alla luce della caduta del governo Renzi e dell’interruzione del processo di riforme avviato negli ultimi tre anni.
Il taglio del rating, l’outlook, cioè la tendenza resta stabile, è destinato ad avere effetti sulle modalità adottate dalla Banca centrale europea per procedere al finanziamento delle banche italiane. Un giudizio meno positivo sul merito di credito impone, infatti, l’obbligo da parte di Francoforte di aumentare la quota di trattenuta effettuata sui titoli di Stato, forniti come garanzia dalle banche per ottenere liquidità.
Vale, peraltro, ricordare che Bankitalia ha indicato che un eventuale downgrade da parte di Dbrs avrebbe avuto un «effetto limitato» sulla capacità di accesso al rifinanziamento da parte degli istituti italiani. Resta che il cosidetto aumento di haircut discenderà dalle considerazioni rese note ieri dagli analisti di Dbrs. A cominciare dalle incertezze sulla capacità politica di sostenere riforme strutturali. A questo l’agenzia aggiunge il timore di una persistente debolezza del sistema bancario, tanto più in una stagione caratterizzata da una crescita economica assai debole. Le considerazioni contenute nel report fanno cenno al passaggio referendario e alla bocciatura delle riforme proposte da Renzi, spiegando che l’approvazione delle modifiche costituzionali avrebbe garantito maggiore stabilità all’esecutivo. L’esito negativo, al contrario, ha determinato le dimissioni di Renzi e il nuovo governo, guidato da Paolo Gentiloni, potrebbe faticare a fare passare misure in grado di avere effetti positivi sull’economia. Del resto, come ricordato da Dbrs, il governo in carica è stato varato «con l’obiettivo principale di facilitare la discussione parlamentare sulla legge elettorale». Un quadro a cui va aggiunto il rischio di elezioni anticipate, tanto più dopo il pronunciamento da parte della Corte costituzionale sulle nuova legge elettorale. La valutazione sull’Italia resta, inoltre, correlata allo stato di salute del sistema creditizio, dove «il livello delle sofferenze rimane molto elevato». Un fattore che pesa sulla «capacità del settore bancario di agire come un intermediario finanziario a sostegno dell’economia». Tra le convinzioni inserite nel documento che accompagna il downgrade va aggiunta la sottolineatura sul «contesto di bassa crescita dell’economia, che ha comportato ritardi persistenti nella riduzione dell’elevato debito pubblico (oltre 2.229 miliardi di euro, ndr), lasciando il Paese esposto al rischio di shock».
Un contesto che non preoccupa il ministero dell’Economia, così come il taglio del rating, che, secondo fonti del Tesoro, «non avrà impatti rilevanti sulla spesa per interessi sul debito pubblico». Eventuali conseguenze «potrebbero esserci sui titoli più a breve, ma questo si potrà dire soltanto nei prossimi mesi».