Renzi e Berlusconi costretti a parlarsi
Il leader di FI non vuole premi di coalizione: sarei costretto all’intesa con Salvini
Renzi e Berlusconi si preparano a infrangere il precetto e dopo due anni si preparano a parlarsi.
Anche se non offriranno più clamore mediatico al loro appuntamento, anche se non si concederanno più in un clima di cordialità, anche se forse nemmeno più si vedranno di persona, i due ex premier saranno costretti a confrontarsi dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum, mettendo da parte i rispettivi intermediari e la reciproca diffidenza. Per quanto il rapporto tra i due sia compromesso, il leader del Pd e il capo di Forza Italia sono condannati a discutere per cercare un accordo sulla legge elettorale, che è la strada attraverso la quale passano i loro disegni politici, probabilmente destinati a incrociarsi in un prossimo futuro.
Un silenzio lungo due anni verrà interrotto, siccome Renzi e Berlusconi hanno bisogno l’uno dell’altro: il primo non può fare a meno del secondo per tentare di arrivare alle urne entro giugno e liberarsi di certi compagni di partito che vive come una minaccia; il secondo non può fare a meno del primo per provare a riconsegnarsi al ruolo che ha perduto e liberarsi di certi alleati che vive come una zavorra. Il compromesso andrà cercato in quella linea di confine che divide due diverse priorità. Berlusconi vuole il proporzionale senza premi di coalizione o lista, «perché altrimenti sarei costretto all’accordo con Salvini». E aspetta di ottenere ciò che chiede per dare il benservito al segretario della Lega. Renzi deve invece offrire ancora del Pd l’immagine di un partito a «vocazione maggioritaria» e non può concedere tutto al Cavaliere.
Ai due rivali serve però un’intesa, senza la quale rischierebbero di ritrovarsi con un modello di voto sgradito a entrambi, una legge elettorale «arlecchino», figlia degli umori delle Camere. Senza la regia del governo che — per espressa indicazione del Colle — non guiderà l’iter legislativo, e senza lo strumento della fiducia che garantì il varo dell’Italicum, il provvedimento potrebbe trasformarsi in una nave senza nocchiero e senza
rotta in Parlamento, pericolosamente esposto agli scogli delle votazioni a scrutinio segreto, dove i giochi correntizi e persino gli interessi dei singoli prenderebbero il sopravvento.
Solo un accordo tra Renzi e Berlusconi, che tenga conto dei rispettivi alleati di strada, può scongiurare la minaccia, quantomeno depotenziarne gli effetti, di sicuro garantire i tempi di approvazione della riforma (come chiede il segretario
del Pd) e i contenuti della riforma (come chiede il leader di Forza Italia). Perciò i due si preparano a parlarsi, perciò aspettano che la Corte costituzionale si esprima: sarà la Condelle
La nuova forza Meloni e il progetto di una nuova forza: con la Lega, Toti e degli ex Pdl
sulta a dettare i criteri e il modello della nuova legge elettorale, è dentro la sentenza dei giudici che ci potrebbe essere il compromesso politico. Almeno questo è l’auspicio di Renzi, più di Berlusconi, sebbene i tempi per approvare la legge in tempo per consentire di andare al voto entro giugno siano stretti. Molto stretti.
E nel frattempo chi scommette contro il segretario del Pd e punta a spostare la data urne al prossimo anno, rivela la sua tattica attendista: che ne è stato della battaglia contro i vitalizi del Movimento grillino? E a sinistra, dove sono finiti i capi del «fronte del No» al referendum costituzionale che proponevano di cambiare la Carta con «pochi articoli» da varare in «poco tempo»? Nessuno si muove per evitare che un qualsiasi incidente parlamentare provochi la fine anticipata della legislatura. Tutti aspettano di capire se Renzi e Berlusconi riusciranno a stringere un nuovo accordo, e quale sarà il timing che avranno pattuito.
E non c’è dubbio che, varata la riforma, ciò che resta della Seconda Repubblica sarà spazzato via. A destra, per esempio, già si fanno le prove generali. La prossima manifestazione organizzata dalla Meloni a Roma, anticiperà il progetto di una nuova forza: oltre a Salvini e al governatore forzista Toti — bollato di «eresia» dal Cavaliere — l’invito è stato allargato ad altri pezzi della diaspora del Pdl e anche a spezzoni di movimenti cattolici. Ognuno si dà appuntamento in attesa dell’appuntamento tra Renzi e Berlusconi.