Federica Guidi e il colloquio
Caro direttore, le scrivo in merito alla pubblicazione dell’articolo apparso ieri, a pagina 9 del Corriere, dal titolo «Fatta a pezzi per un niente. Con la politica ho chiuso» nel quale risultano, con il virgolettato, richiamate una serie di affermazioni a me attribuite. Nel pieno rispetto della verità dei fatti ed a tutela della mia identità personale ritengo doveroso precisare che, nel corso del colloquio telefonico intercorso con l’autrice, ho semplicemente rappresentato l’intenzione di non voler rilasciare alcuna intervista e, dunque, di non voler commentare, cosa che infatti non è avvenuta, la notizia della richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Roma in relazione alla nota vicenda di Tempa Rossa, né tantomeno il fatto di aver rassegnato le mie dimissioni da ministro dello Sviluppo economico, a seguito della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. Per mere ragioni di cortesia, mi sono limitata a motivare il mio diniego evidenziando che, a seguito di tale incredibile vicenda, mi sono concentrata sul mio ruolo di madre e sulla mia vita professionale; ho sviluppato un’idiosincrasia per i giornali che riportano notizie che mi riguardano (che, in tal caso, non leggo); che in futuro magari (dopo aver fatto ulteriormente decantare quanto accaduto) avrei modificato questa mia riluttanza a rilasciare interviste.
Ringrazio la dottoressa Guidi della precisazione: si è trattato di un colloquio, di cui confermo il contenuto.