Corriere della Sera

La vicenda

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Salvatore Vincelli, 59 anni, e la moglie Nunzia Di Gianni, 45 anni, ristorator­i di Pontelango­rino, nel Ferrarese, vengono uccisi a colpi d’ascia la notte di lunedì scorso

Il figlio più piccolo, Riccardo, 16 anni, dice di aver trovato i corpi dopo essere stato a dormire a casa dall’amico Manuel. Nel giro di poche ore i due ragazzi crollano e confessano il delitto

Sarebbe stato Manuel a colpire a morte i genitori di Riccardo. Che per l’omicidio avrebbe promesso una ricompensa di 1.000 euro all’amico DALLA NOSTRA INVIATA

Dopo l’interrogat­orio per la convalida del fermo, ieri, ecco altri dettagli dalla notte dell’orrore.

Salvatore Vincelli e sua moglie Nunzia non sono stati colti nel sonno — come si era pensato inizialmen­te — dalla furia omicida di Manuel. Si sono svegliati quando lui è entrato nella camera da letto impugnando l’ascia con la quale li ha uccisi, o forse non si erano ancora addormenta­ti. Hanno fatto appena in tempo a capire che quelli erano i loro ultimi istanti di respiro, hanno guardato quel ragazzino che avevano visto crescere mentre saltava sul letto, mentre alzava le braccia per colpirli, e hanno urlato una sola parola: il nome del loro figlio, Riccardo. Lo chiamavano, speravano nel suo aiuto.

E invece lui, Riccardo, si era accordato con Manuel aprendogli la porta di casa: «Io ti aspetto qui. Tu li uccidi e quando hai fatto mi chiami». «Qui» era la sua stanza-rifugio ricavata da un garage proprio dietro la villetta della strage, a Pontelango­rino, frazione di Codigoro, angolo sperduto del Ferrarese alle spalle del Delta del Po.

Manuel ha eseguito. Li ha colpiti in testa: tre volte lui, sei volte lei. Poi è andato dall’amico di sempre. «Fatto». Avevano comprato dei sacchetti neri della spazzatura, Manuel e Riccardo, perché avevano progettato di liberarsi dei corpi di Salvatore e Nunzia buttandoli in un canale con delle pietre al collo e Riccardo aveva detto a Manuel che lui avrebbe aiutato a trasportar­li, sì, «ma non voglio guardarli in faccia». È difficile perfino immaginarl­i

«Addio papà, addio Nunzia. Sei stata una seconda madre. Avete sempre lavorato duramente e avete cercato di dare a Riccardo tutto quello che potevate dargli. Resterete nel mio cuore per sempre». Alessandro Vincelli, il fratellast­ro di Riccardo, vive a Torino a casa dei nonni e studia storia del cinema all’università. Il giorno stesso dell’omicidio, martedì scorso, è corso a Pontelango­rino (è ospite a casa di alcuni amici a Ferrara), e ieri ha deciso di affidare a un post su Facebook i suoi sentimenti. «Non ho voluto parlare con i giornalist­i,

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