L’Europarlamento si muove per regolamentare le macchine intelligenti «Possono disumanizzare il mondo»
delle vetture auto-pilotate di cui si profetizza una grande diffusione: «Chi sarà responsabile per gli incidenti causati da auto senza pilota?», chiede per esempio Strasburgo, suggerendo l’istituzione di fondi obbligatori di assicurazione per le eventuali vittime. E poi treni, natanti, aerei e naturalmente droni: sulla carta nessun volante, nessun timone e nessuna pedaliera dovrebbero essere preclusi ai nostri «concorrenti». Presenti e già ampiamente utilizzati anche nell’agricoltura; nell’istruzione; nella comunicazione digitale, ovviamente, in tutto ciò che è «rete», e con tutte le conseguenze già da ora scontate anche nel campo dell’occupazione.
Nel 2014 e nel 2015, Bill Gates e Stephen Hawking avevano ammonito sui rischi posti dall’intelligenza artificiale che apporta immensi benefici ma che un giorno potrebbe anche rivoltarsi contro l’uomo. Oggi, i dossier dell’Europarlamento riprendono il loro avvertimento: presto «il robot potrebbe superare la capacità intellettuale umana in modo tale che, se non saremo preparati, potrebbe sfidare la stessa capacità dell’uomo di controllare questa sua creazione».
Infatti i robot potranno essere «capaci di imparare da soli, attraverso l’esperienza e l’interazione fra loro». Traduzione di un’antica paura, quella dell’apprendista stregone che sfugge al suo maestro. Da qui, una serie di domande, alle quali l’Ue dovrà rispondere: «I robot devono essere considerati persone naturali, persone legali, animali, oggetti, o una nuova categoria con propri diritti e doveri? Devono avere uno status legale?». La risposta implicita è già ora: sì, devono avere uno status legale. Ma come, e quanto, e fino a che limite, tutto ciò bisognerà stabilirlo.
Fra le nuove regole bisognerà anche prevedere, dice ancora la commissione europarlamentare, che i progettisti e i produttori dei robot inseriscano in ciascuno di essi degli interruttori con i quali «la macchina possa sempre essere spenta in casi di emergenza».
Esattamente 200 anni fa, fra il 1816 e l 1817, la scrittrice inglese Mary Shelley scriveva il romanzo «Frankenstein, o il moderno Prometeo».