IL SILENZIO DI FRANCESCHINI SUI BUNGALOW NELL’AREA ARCHEOLOGICA DI CAPO COLONNA
Perfino il sindaco Ugo Pugliese, che tutto è meno che un ambientalista e aveva appoggiato il raddoppio in zona archeologica dello stadio di Crotone, alla fine è sbottato contro il Marine Park Village a Capo Scifo: «Di scempi questa terra ne ha visti fin troppi. Se potremo, questo lo fermeremo». Perfino lui. Ovvio: come può andare in porto la costruzione di un villaggio di 79 bungalow con piscina e ristorante in un luogo quasi integro nell’area di Capo Colonna? Certo, fu incredibilmente autorizzato. Prima però che fosse noto a tutti che i «lavoratori agricoli» autori del progetto non avevano mai toccato la zappa o posseduto una zolla. Che la scrittura privata di compravendita era firmata da un tizio morto da mesi. Che l’ok della Soprintendenza per i Beni architettonici e il Paesaggio era dovuto al silenzio-assenso perché l’ufficio (con 60 giorni per rispondere entro la fine del 2008) aveva istruito la pratica lunedì 22 dicembre dopodiché c’erano sei giorni festivi e ciao. Per non dire di altre «stranezze». Come la conferma da parte del Tar e del Consiglio di Stato dell’autorizzazione paesaggistica che dopo 5 anni (lo dice un verdetto opposto dello stesso Consiglio), era scaduta. O la rimozione dal dibattito pubblico delle parole del gip Michele Ciociola che aveva chiuso il cantiere accusando «l’irreversibile stupro di uno dei più rilevanti e protetti tratti di costa». O infine la risposta del nuovo soprintendente Mario Pagano, il 22 settembre, al Ministero che chiedeva notizie: «I bungalow sono ormai stati realizzati». Come a dire: non c’è più niente da fare… Falso, e lo conferma un servizio della Rai di ieri: in fase di costruzione c’è solo il ristorante e dei bungalow esistono solo le piazzole. Menzogna che nei Paesi seri sarebbe costata l’immediata rimozione del funzionario. O il commissariamento, come quello deciso dall’allora capo dell’Archeologia Gino Famiglietti per salvare Capo Colonna un pelo prima che fosse cementato. Eppure Dario Franceschini ha preferito non aprir bocca. Muto. Per carità, starà certamente approfondendo. Ma le battaglie civili si vincono dando battaglia.