Corriere della Sera

L’esercito delle «ragazze» domina i libri

- Di Costanza Rizzacasa d’Orsogna

Il 2016 è stato un anno record per i romanzi con «ragazza» o «ragazze» nel titolo: circa l’1% della narrativa, secondo uno studio della scrittrice canadese Emily St. John Mandel su dati Goodreads, social network da 55 milioni di lettori. Così tanti che metà delle recensioni Amazon di Girl on a Train di A.J. Waines (2013) sono di gente che confessa d’aver acquistato il libro sbagliato — e non, cioè, La ragazza del treno di Paula Hawkins (2015), che ha venduto oltre 15 milioni di copie ed è al primo posto tra i più scaricati del 2016 su Kindle, seguito da The Girl in the Ice di Robert Bryndza (a ottobre, invece, sbarcava tra i bestseller New York Times Razor Girl di Carl Hiaasen).

Ma chi sono queste ragazze? Da un’analisi degli 810 romanzi più popolari (esclusi libri per bambini e young adult), emerge che l’autrice è spesso donna (79% dei casi). Soprattutt­o, che la ragazza del titolo è in realtà una donna (65%). Non stiamo regredendo: spesso è una scelta editoriale, per cavalcare successi passati come Gone Girl o la serie Millennium. Alcune autrici sono più fortunate, e conservano il titolo che avevano scelto: è il caso di Ruth Ware (La donna della cabina numero 10), o Edan Lepucki (Woman No.17, in uscita a maggio). Così, se a volte «ragazza» comunica la vulnerabil­ità della protagonis­ta, più spesso ne anticipa una trasformaz­ione. Ma il dato che più sorprende è un altro: quando l’autore è donna, la ragazza del titolo resta viva nel 90% dei casi, se è maschio, molto più spesso muore.

Costanza RdO

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