Alitalia, stop alle trattative su Air Malta Calenda e Delrio convocano i sindacati
Prodi: triste vedere come si è ridotta. L’azionista Etihad entrerà in consiglio
Dopo aver incontrato il vertice di Alitalia e gli azionisti di rilievo, a una settimana di distanza il governo chiama i sindacati, convocati al Mise lunedì 16 gennaio, alle 16, dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Un incontro sollecitato con urgenza dagli stessi sindacati dopo l’annullamento del confronto con l’azienda previsto l’11 gennaio, rinviato a data da destinarsi.
All’ordine del giorno c’è l’aggiornamento della situazione della compagnia. Ma c’è poco da aggiornare. I sindacati cercano soprattutto la sponda del governo sul tema degli esuberi, dopo la dura presa di posizione di Calenda contro la cattiva gestione del management. «Mi auguro che nessuno pensi che la discussione su Alitalia cominci da un tema di lavoratori e di esuberi», ha affermato ieri Susanna Camusso, leader della Cgil.
Ma un drastico taglio del personale alla fine sarà inevitabile, visto che il piano industriale dovrà rinunciare, per ora, all’apertura di nuove rotte verso il Nord America, una componente dalla quale il management stima di poter ottenere 200-250 milioni di ricavi aggiuntivi. Finché non sarà ridiscussa la joint-venture transatlantica con Delta e Air France-Klm, Alitalia però ha le mani legate. Per sbloccare la situazione l’azienda ha chiesto proprio al governo di esercitare qualche forma di pressione politica e diplomatica. Oltre a chiedere una revisione del decreto Lupi su Linate, per permettere più voli extra Ue.
Finora del piano industriale Alitalia a governo e azionisti ha presentato soltanto le linee guida. Focus sul lungo raggio, il settore più redditizio, e pesante taglio dei costi nel corto e medio raggio, con la rinegoziazione die contratti con i fornitori, la messa a terra di una quindicina di aerei, e la chiusura delle rotte in perdita. Ieri, con una dichiarazione congiunta, è stata annunciata la fine delle trattative
per acquistare il 49% di Air Malta da parte di Alitalia, ma continuerà l’accordo di codesharing.
L’obiettivo finale è far diventare Alitalia una compagnia low cost sul mercato domestico ed europeo (capace però di vendere anche posti e i servizi di business class con un offerta e prezzi
flessibili), e un vettore di lusso sul lungo raggio. Servirà tempo, che sta per scadere. «La crisi di Alitalia? Sono semplicemente triste di vedere come si è ridotta questa gloriosa compagnia», ha commentato l’ex premier Romano Prodi.
Il presidente Luca Cordero di Montezemolo ha promesso «un piano forte e coraggioso entro 3 settimane». Il consiglio di amministrazione, che dovrà esaminarlo, sarà convocato probabilmente il 23 gennaio. Poi il piano sarà portato all’assemblea degli azionisti e quindi al governo entro fine mese. Perciò la sostituzione al vertice di Cramer Ball, il ceo australiano scelto da James Hogan, numero uno di Etihad, (dato pure in uscita) dovrebbe essere decisa dopo la presentazione del piano. Un cambio che appare sempre più inevitabile per dare un vero segnale di discontinuità, chiesto non soltanto dalla banche, socie con circa il 40% della società, ma anche dell’emirato di Abu Dhabi, che controlla il 49% di Alitalia tramite Etihad. Tra i nomi che girano, spunta quello di Luigi Gubitosi, per 3 anni direttore generale della Rai ed ex ceo di Wind, con un passato nel gruppo Fiat. Mentre nel consiglio entrerà Ahmed Ali Al Sayegh, già nel direttorio dell’authority dell’Energia di Abu Dhabi.
La sostituzione di Cramer Ball probabile dopo il piano L’ipotesi Gubitosi