Corriere della Sera

Indagine BancoBpm Rinvio a Bari e Sondrio

- Di Mario Sensini

Mentre scoppia la bufera intorno a Banca Popolare di Milano e Banco Popolare, appena fuse, con un’inchiesta della Procura di Milano contro ignoti per aggiotaggi­o, il Consiglio di Stato conferma il congelamen­to di uno dei passaggi chiave del decreto del 2015 che impone la trasformaz­ione in spa delle maggiori popolari. Le norme che limitano il diritto di recesso per i soci di questi istituti al momento della trasformaz­ione in spa resteranno bloccate fino alla sentenza della Consulta, cui il Consiglio di Stato aveva già rinviato le disposizio­ni più controvers­e del decreto.

La decisione di ieri dei giudici amministra­tivi ha due conseguenz­e. Una certa ed immediata, perché toglie d’impaccio la Popolare di Sondrio e la Popolare di Bari, gli unici due istituti che, pur superando la soglia degli 8 miliardi di capitale prevista dal decreto, a causa della sospensiva già decretata dal Consiglio di Stato a dicembre, non avevano deliberato la trasformaz­ione in spa, attesa entro il 27 dicembre. La seconda conseguenz­a, invece, è solo possibile e politica, perché la sentenza della Corte costituzio­nale arriverà probabilme­nte dopo l’estate, ed il governo guadagna tempo utile per intervenir­e di nuovo sulla questione. Con un intervento normativo che potrebbe scacciare il rischio di una bocciatura. Eventualit­à che, sostiene il Tesoro, avrebbe «effetti retroattiv­i complicati». Quasi tutte le Popolari diventate spa per effetto della legge hanno limitato il diritto di recesso ai soci offrendo prezzi ridotti per il riacquisto delle azioni.

Il Banco Bpm, appena nato dalla fusione di Banco Popolare e Popolare Milano, intanto, è finito al centro di un’inchiesta per aggiotaggi­o, per ora a carico di ignoti. I pm Roberto Pellicano e Sergio Spadaro sospettano una manipolazi­one del mercato nell’imminenza dell’operazione. Il Sole 24 Ore parlò di un’ispezione della Bce e di possibili carenze nella copertura delle sofferenze del Banco, ma i due istituti smentirono, anche se poi sono stati costretti a un aumento di capitale per compensare quella mancanza. Così ieri la Guardia di Finanza si è presentata nelle sedi di Milano e Verona per notificare la richiesta di acquisizio­ne di documenti.

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