Indagine BancoBpm Rinvio a Bari e Sondrio
Mentre scoppia la bufera intorno a Banca Popolare di Milano e Banco Popolare, appena fuse, con un’inchiesta della Procura di Milano contro ignoti per aggiotaggio, il Consiglio di Stato conferma il congelamento di uno dei passaggi chiave del decreto del 2015 che impone la trasformazione in spa delle maggiori popolari. Le norme che limitano il diritto di recesso per i soci di questi istituti al momento della trasformazione in spa resteranno bloccate fino alla sentenza della Consulta, cui il Consiglio di Stato aveva già rinviato le disposizioni più controverse del decreto.
La decisione di ieri dei giudici amministrativi ha due conseguenze. Una certa ed immediata, perché toglie d’impaccio la Popolare di Sondrio e la Popolare di Bari, gli unici due istituti che, pur superando la soglia degli 8 miliardi di capitale prevista dal decreto, a causa della sospensiva già decretata dal Consiglio di Stato a dicembre, non avevano deliberato la trasformazione in spa, attesa entro il 27 dicembre. La seconda conseguenza, invece, è solo possibile e politica, perché la sentenza della Corte costituzionale arriverà probabilmente dopo l’estate, ed il governo guadagna tempo utile per intervenire di nuovo sulla questione. Con un intervento normativo che potrebbe scacciare il rischio di una bocciatura. Eventualità che, sostiene il Tesoro, avrebbe «effetti retroattivi complicati». Quasi tutte le Popolari diventate spa per effetto della legge hanno limitato il diritto di recesso ai soci offrendo prezzi ridotti per il riacquisto delle azioni.
Il Banco Bpm, appena nato dalla fusione di Banco Popolare e Popolare Milano, intanto, è finito al centro di un’inchiesta per aggiotaggio, per ora a carico di ignoti. I pm Roberto Pellicano e Sergio Spadaro sospettano una manipolazione del mercato nell’imminenza dell’operazione. Il Sole 24 Ore parlò di un’ispezione della Bce e di possibili carenze nella copertura delle sofferenze del Banco, ma i due istituti smentirono, anche se poi sono stati costretti a un aumento di capitale per compensare quella mancanza. Così ieri la Guardia di Finanza si è presentata nelle sedi di Milano e Verona per notificare la richiesta di acquisizione di documenti.