Ficarra & Picone: in Italia non possiamo permetterci l’onestà
«Un giorno abbiamo rischiato di non poter girare una scena in esterni perché c’era un gruppo di lavoratori che protestava per difendere il loro posto di lavoro. La situazione si è risolta perché Toni Sperandeo, vestito da sindaco Patané è andato a parlamentare con loro. Non sapremo mai cosa gli ha detto ma se ne sono andati». Metti un set con Ficarra & Picone a Termini Imerese e i confini tra realtà e finzione diventeranno assai labili. Proprio come accade nel nuovo film, il quinto targato Medusa (che lo manda nelle sale il 19 gennaio in 650 copie), L’ora legale.
Un docu-media, non a caso è stato definito, una sintesi tra commedia e documentario con la cronaca che, in più di un’occasione, ha costretto i due comici siciliani a riscrivere la sceneggiatura con Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini. «L’idea è nata due anni fa e spesso la realtà ci ha superato, pure a destra e facendo le corna. Così abbiamo dovuto cambiare alcune cose».
Nel paese immaginario di Pietrammare (nella realtà, appunto, Termini Imerese), affogato tra traffico, buche, abusi, inquinamento provocato dalla fabbrica in riva al mare, un’onda di rinnovamento porta alla sconfitta dello storico primo cittadino orgogliosamente corrotto Gaetano Patané. A batterlo è un sindaco dal volto e le mani pulite, il professore Pierpaolo Natoli (Vincenzo Amato) portato in trionfo dalla popolazione al grido: «Onestà, onestà». Ma la sua battaglia, in nome del rispetto delle regole, contro privilegi e clientele gli farà il vuoto attorno. I paesani, compresi i due cognati Salvo e Valentino, gestori del chiosco bar di fronte al Municipio, gli volteranno le spalle. E Salvo chiude nell’armadio la felpa con la scritta «Cognato». In questo caso, il riferimento è tutt’altro che casuale. «Salvini? Uno che invoca la secessione della Padania e poi arriva in Sicilia con la scritta Sciacca».
L’Italia, dice un personaggio nel film, l’onestà non può permettersela. «Gli stessi cittadini che invocavano legalità e pulizia, poi, messi alla prova, piuttosto che rinunciare a qualche piccolo o grande privilegio lasciano emergere il Patané che è in loro». Capita anche al parroco, Leo Gullotta, che accoglie il nuovo primo cittadino con le parole di papa Francesco, poi di fronte alla richiesta di pagare l’Imu per il suo bed & breakfast con vista sulla cattedrale, diventa l’anima nera della restaurazione.
Risate amare e finale non consolatorio per il duo (che dal 6 febbraio torna alla conduzione di Striscia la notizia). «Fotografiamo l’esistente». Populismo trionferà? «Ma no. L’onestà è un percorso».