Carattere, fisico, e un’identità Il Milan di Suso e Bonaventura è una realtà
Trentasei punti nel girone d’andata (contro i 29 dello scorso campionato); la conquista della Supercoppa e, in generale, la capacità di giocare alla pari le partite secche, come si è visto l’altra sera contro il Torino; le buone figure contro le grandi (soprattutto Juve, Inter, Lazio), forse a parte la caduta iniziale con il Napoli (che sabato prossimo la banda Montella avrà la possibilità di vendicare); l’attitudine a reagire e a recuperare anche quando va sotto, «con la forza dei nervi, l’orgoglio e la lucidità», per dirla con l’allenatore, ma anche spinto da una condizione fisica inattaccabile.
È un Milan che si piega — sotto difficoltà che non sono certo state tutte esorcizzate —, ma non si spezza: gli capita qualche volta di partire male, restando ingessato in una manovra lenta, o subendo troppo, come a Doha contro la Juve e come contro il Torino (che ha avuto la possibilità di raddoppiare e chiudere la gara), ma poi trova (quasi) sempre dentro di sé la capacità di risollevarsi e, quando le energie degli avversari calano, la qualità dei suoi giocatori migliori emerge e riesce a fare la differenza: Suso e Bonaventura spiccano in particolare per efficacia. Lo spagnolo è a quota sei assist e cinque reti stagionali, Jack è a tre assist e quattro gol, l’unico milanista ad aver segnato in tutte e tre le competizioni (serie A, Supercoppa e Coppa Italia). Se poi aggiungiamo che in porta c’è uno come Donnarumma, che viaggia con una media di un miracolo a partita, ecco spiegata gran parte dei buoni risultati. Perché a forza di stupirsi (e accogliere con prudenza) dei risultati del Milan è passato metà campionato e un nuovo trofeo è finito in bacheca: quindi, sommessamente, si può forse arrivare a dire che il Milan è entrato nel club delle «grandi», almeno per l’Italia; senza scomodare paragoni insensati con la grandeur che fu, è nato un puledro che ha cominciato a camminare con le sue gambe. Basta poco per inciampare, ma, passo dopo passo, la stabilità è sempre maggiore. Il replay con il Toro in trasferta, la sfida con il Napoli, ma anche i quarti di Coppa Italia con la Juve daranno l’idea del cammino.
«Giochiamo bene, giochiamo male, a volte facciamo meglio, a volte peggio, ma la squadra ha una sua identità, una sua compattezza, ha tante qualità inculcate dal nostro tecnico», la sintesi di Adriano Galliani che fotografa bene la situazione. Come si sa, il mercato
a saldo zero magari non rafforzerà la squadra, ma almeno non rischierà di rompere gli equilibri attuali. L’a.d. in pectore Marco Fassone e il futuro d.s. Massimiliano Mirabelli sono in giro per l’Europa (visitati quattro Paesi, tra cui Olanda e Germania) per studiare operazioni per l’estate quando sperano di essere pienamente in sella. L’idea del consorzio Sino Europe è di raccogliere fuori dalla Cina (per ovviare al problema autorizzazioni) tutti i 420 milioni necessari per chiudere a metà febbraio. Poi inizierà un altro Milan.