Corriere della Sera

Incubi di una vita sbagliata Ritratto dell’Italia in noir

- Di Ranieri Polese

Il cadavere di un bambino viene ritrovato in una discarica vicino a Manfredoni­a, in Puglia. È il corpo di Livio Jarussi, scomparso due anni prima. A scoprirlo è un vecchio frate del convento di San Giovanni Rotondo, che ha ricevuto una telefonata che gli indicava il luogo. Di notte, sotto la pioggia, il religioso trova una sepoltura improvvisa­ta con sopra una croce di legni intrecciat­i. E sotto, i resti di Livio. Chi gli ha parlato al telefono ha nominato Zio Teddy. Su quel che resta del corpo del bambino ci sono i brandelli di una felpa con l’orsetto Teddy Bear.

Pochi giorni dopo, un altro ragazzino scompare, un albanese che non è tornato da scuola. Da Roma viene mandato, per risolvere il caso, Renzo

Bruni dello Sco (Servizio centrale operativo della Polizia di Stato), che già due anni prima aveva condotto le indagini su Livio Jarussi, e il fallimento di allora continua a bruciargli. A Manfredoni­a si scatena la psicosi del mostro. Intanto Bruni viene bersagliat­o dai messaggi di Zio Teddy: testi deliranti che si concludono puntualmen­te con una serie di parole apparentem­ente senza senso. Giornali, television­i, talk show, tutti vogliono notizie, e in mancanza di quelle si inventano piste, sospetti. Da Roma arrivano pressioni perché l’assassino venga scoperto. Ma per ora le ricerche non portano a nulla.

Quarto romanzo di Piernicola Silvis, dirigente della Polizia e ora questore di Foggia, la città dov’è nato, Formicae è il primo libro pubblicato da Sem (Società editrice milanese), la nuova casa editrice fondata da Riccardo Cavallero e Mario Rossetti. Intende, la Sem, pubblicare libri essenziali, unici, ciascuno con una sua ragione. Libri non seriali, comunque. Non vuol essere un editore di genere, anche se nel programma figurano diversi noir: ma è nel noir, dicono, che si esprimono al meglio fantasia e creatività di vecchi e nuovi scrittori italiani. E dove si racconta questo Paese, il nostro, con un’attenzione alla realtà che certo non hanno gli scrittori della cosiddetta letteratur­a.

Formicae non segue solo il percorso delle indagini. Si sdoppia, introducen­do la figura del maniaco assassino, di cui conosciamo nome, famiglia, storia. Si chiama Diego, cresciuto in un orfanotrof­io e adottato già grandicell­o da una coppia di Manfredoni­a, il padre farmacista benestante, molto legato a politici e boss locali, la madre una bigotta nevrotica che impone preghiere e divieti al bambino. Studente fallito — lavora come commesso nella farmacia del padre —, Diego è abitato da pulsioni sessuali terribili. È un pedofilo che ormai non si accontenta più degli orridi filmati che si trovano sulla rete. Ai giovani maschi che adesca vuole far provare il male che da piccolo aveva subìto nell’orfanotrof­io (un castigo-tortura gli ha provocato la fobia per le formiche, che ora, dice, gli stanno rosicchian­do il cervello).

Prima e dopo i delitti, Diego prega molto. Andrà pure a trovare la vecchia suora che, unica, nel passato si era dimostrata affettuosa con lui. Ma la cosa che ora aggiunge una nuova eccitazion­e è la sfida al superpoliz­iotto, a cui recapita i suoi testi folli, deliri e semi-confession­i, con cui volutament­e rischia di farsi scoprire. Testi che sempre si concludono con la lista di parole, un gioco che ricorda la Ghigliotti­na del programma televisivo di Fabrizio Frizzi.

Questo procedere su un doppio binario, il poliziotto e l’assassino, ricorda certi classici romanzi americani, come Psycho di Robert Bloch e il bellissimo Io ti troverò del misterioso Shane Stevens, riscoperto anni fa da Fazi. Come quelli, anche Formicae punta tutto su un devastante rapporto madre-figlio. Che per Diego è particolar­mente traumatico: c’è il ricordo della madre naturale che l’ha abbandonat­o e c’è la presenza della nuova madre, arida e cattiva, che recita la parte della brava donna che cura e custodisce una famiglia «normale». A questa «mammina-carnefice», il finale cruento riserverà la sua parte di castigo.

Un po’ per sfida, un po’ perché non resiste più alle sue pulsioni, Diego sequestra e uccide ancora una volta: una ragazza. E a questo punto tutta la provincia viene occupata da poliziotti, carabinier­i, militari che rastrellan­o e fanno controlli a tappeto. Se ancora il mostro non viene fermato, certo questa invasione disturba moltissimo le famiglie mafiose che si spartiscon­o il territorio. E che avviano con i loro sistemi un’indagine parallela. Anche i servizi segreti, intanto, sono sul posto: l’agente è un giornalist­a dal cognome francese che passa notizie a Bruni.

Lo sfondo del romanzo è una provincia ricca e infestata da piccoli clan malavitosi, dove tutti sanno e nessuno denuncia e dove regna incontrast­ato il regime del pizzo. Ma al centro dell’interesse c’è Diego, il pedofilo, il ragazzo sbagliato che cerca di esorcizzar­e il passato con i delitti. E che si eccita nel sapersi braccato da un abile investigat­ore, e nel vedere le sue gesta pubblicate da tutti i giornali.

Chi gli dà la caccia, Renzo Bruni, è una figura più comune nel panorama del noir. Poliziotto affezionat­o al suo lavoro, dotato di grande intuito e talento, Bruni conduce una vita solitaria, quasi sempre lontano dalla moglie e dal figlio. Anche lui si porta dentro un pessimo ricordo, che in qualche modo compensa nella sua ricerca di criminali da arrestare. Alla soluzione di questo caso arriva in maniera non proprio ortodossa, ma nessuno dei superiori vorrà chiedergli­ene conto.

Taciturno, misterioso, ammirato per i suoi metodi di lavoro, Bruni è in crisi con la moglie, che non tollera più le sue continue assenze. Forse trova un nuovo amore, il finale del romanzo è aperto. Nonostante la regola dei libri unici e non seriali di Sem, Renzo Bruni potrebbe meritarsi un sequel.

L’investigat­ore Il poliziotto Renzo Bruni è capace e affezionat­o al lavoro, che lo porta a trascurare la famiglia

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L’immagine H. J. Wedge Wiradjuri (1957-2012), Blind Faith (2012, tecnica mista, particolar­e), Melbourne, Australia, National Gallery of Victoria

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