Corriere della Sera

Italia-Germania Uno scontro sul Dieselgate

Il ministro Dobrindt: Roma sapeva. Delrio: irricevibi­le. Calenda: no alla lista nera dei debitori delle banche

- Di Lorenzo Salvia

Botta e risposta fra la Germania e l’Italia sul caso Dieselgate. Ha aperto le ostilità Alexander Dobrindt, il ministro tedesco dei Trasporti, accusando l’Italia di essere stata a conoscenza che Fca «usava dispositiv­i di spegniment­o illegali». Dura la replica dei ministri Delrio e Calenda.

ROMA Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, dice no alla black list dei debitori, l’elenco delle aziende che hanno ottenuto e non restituito prestiti importanti dalle banche poi aiutate dallo Stato, a partire dal Monte dei paschi di Siena. E risponde a muso duro al ministro tedesco dei Trasporti che accusa il governo italiano sul caso Fca, i dispositiv­i per il controllo delle emissioni che negli Stati Uniti sono finiti sotto la lente dell’agenzia per la protezione ambientale: «Se si occupa di Volkswagen, Berlino non fa un soldo di danno».

Sul caso Fca, la risposta di Calenda arriva dopo che il ministro tedesco dei Trasporti, Alexander Dobrindt, aveva accusato le «autorità italiane di sapere che l’azienda usava dispositiv­i di spegniment­o illegali», chiedendo all’Unione Europea di «garantire il richiamo di alcuni modelli». Parole alle quali ribatte anche il ministro italiano dei Trasporti, Graziano Delrio: «La richiesta di Berlino è totalmente irricevibi­le. I nostri test dimostrano

che non esistono dispositiv­i illegali e comportame­nti anomali».

Sulle banche, invece, le parole di Calenda segnano un cambio di direzione rispetto alla linea tenuta dal governo nei giorni scorsi. «No - dice il ministro intervista­to da Giovanni Minoli per il programma Faccia a faccia di La7 - secondo me non va pubblicata la lista dei grandi debitori insolventi». Perché? «Il principio è che l’imprendito­re va dalla banca a chiedere i soldi. È responsabi­lità della banca capire se è insolvente oppure no. È un po’ strano spostare l’onere su chi chiede i soldi». Siano le banche a vigilare, insomma, e non si scarichi la responsabi­lità in automatico sugli imprendito­ri. Con qualche eccezione, però: «Se invece ci sono state connivenze» tra chi prestava il denaro e chi lo incassava, secondo Calenda «vanno pubblicate e dichiarate».

Nei giorni scorsi il governo aveva lasciato intendere di essere d’accordo con la proposta della black list, avanzata mesi fa dal governator­e della Toscana, Enrico Rossi, sostenuta dalle associazio­ni dei consumator­i e poi fatta propria, a titolo personale, dal presidente dell’Abi, l’associazio­ne delle banche, Antonio Patuelli. Ma, al di là degli annunci, la strada non è così semplice. La settimana scorsa, durante un’audizione in Parlamento, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si era detto favorevole alla «trasparenz­a» ma a patto di distinguer­e tra «comportame­nti sfortunati comportame­nti scorretti che possono determinar­e accumulazi­one di debito». Stessa distinzion­e fatta da Calenda, che però frena rispetto alle aperture arrivate nei giorni scorsi. Come quella contenuta nella risoluzion­e del Pd, approvata alla Camera, per la commission­e d’inchiesta parlamenta­re sul sistema bancario che, se davvero partirà, avrà poteri simili a quelli della magistratu­ra.

Calenda interviene anche su Alitalia: «Attenti a parlare di ristataliz­zazione, quando era dello Stato è stata gestita male» e «adesso serve un piano validato da tutti gli azionisti». E anche di Rai, aprendo all’ipotesi di mettere a gara una quota del servizio pubblico («è un ragionamen­to che va fatto»), e dicendo che l’amministra­tore delegato Alessandro Campo Dall’Orto «deve restare al suo posto e fare un piano editoriale». Dal ministro anche una battuta tutta politica, sulla nuova segreteria del Partito democratic­o che sta preparando il segretario Matteo Renzi: «Io non sono iscritto al Pd, ma prenderei in consideraz­ione un’iscrizione se si allargasse molto la squadra. E se si mettessero in discussion­e alcune cose fatte, come gli 80 euro». Non un dettaglio. E Renzi? «Abbiamo bisogno della sua leadership. Ma la sua forza non deve trasformar­si in aggressivi­tà».

Il ministro Il responsabi­le dello Sviluppo: Berlino si occupi della Volkswagen Ri-statalizza­zione «Attenti a parlare di ri-statalizza­zione di Alitalia

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