Corriere della Sera

Ogni lunedì le risposte del direttore

- di Luciano Fontana

Caro direttore,

sono esasperata e molto arrabbiata. Perché i telegiorna­li sia nazionali, sia locali danno notizia di delitti e tentati delitti? A che cosa e a chi servono? Quello che fa più arrabbiare è l’insistenza nel proporre tali notizie, nel descrivern­e le modalità, nell’intervista­re parenti e amici e andare avanti per giorni. Anche i giornali non si tirano indietro. Il Corriere della Sera ha pubblicato addirittur­a vignette con il «filmato» e le modalità dell’omicidio di quei poveri genitori uccisi da due minorenni. Non si trascende al dovere di cronaca? Mi rendo conto che in questo mondo c’è poco da stare allegri, ma insistere su determinat­i argomenti mi sembra assurdo e diseducati­vo. Maurella Salvatore

Milano

Cara Signora,

Sono tanti i lettori che ci scrivono (e ci criticano) per l’attenzione ai fatti di cronaca nera: delitti, violenze, aggression­i sessuali. Consideran­o il sistema dell’informazio­ne (noi compresi) morboso e alla ricerca continua del sensaziona­lismo. È un tema delicato, su cui non esistono verità assolute. Ma alcune consideraz­ioni ragionevol­i si possono fare. Intanto che il nostro compito quotidiano è raccontare la realtà come essa è e non come noi vorremmo che fosse.

Purtroppo la nostra vita e il nostro mondo sono pieni di tante storie positive ma anche di tragedie, omicidi e aspetti oscuri. Rimuoverli, non raccontarl­i, girare lo sguardo da un’altra parte non sarebbe giusto: per noi giornalist­i e per voi lettori. Conoscere tutti gli aspetti della realtà ci aiuta forse a trovare le soluzioni. Per questo le cronache debbono raccontare i fatti ma anche approfondi­re, scavare, trovare le ragioni di quello che è accaduto. Avete pensato a quanto è diventato difficile (ne ha scritto benissimo Antonio Polito sabato scorso) rimprovera­re i nostri figli? Troppo spesso diventiamo solo i loro avvocati difensori nella scuola e nella vita.

Naturalmen­te la descrizion­e di delitti e aggression­i non può mai indulgere nei particolar­i scabrosi, nelle foto a effetto, nel mancato rispetto della dignità delle persone. È un equilibrio delicato e se sbagliamo i lettori fanno bene a criticarci. Dobbiamo poi essere sempre capaci di raccontare quella parte enorme della vita (lo faremo sempre di più) fatta di belle storie, azioni buone, impegno e merito.

Senza pensare che il lato oscuro riguardi sempre qualcun altro.

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