Ogni lunedì le risposte del direttore
Caro direttore,
sono esasperata e molto arrabbiata. Perché i telegiornali sia nazionali, sia locali danno notizia di delitti e tentati delitti? A che cosa e a chi servono? Quello che fa più arrabbiare è l’insistenza nel proporre tali notizie, nel descriverne le modalità, nell’intervistare parenti e amici e andare avanti per giorni. Anche i giornali non si tirano indietro. Il Corriere della Sera ha pubblicato addirittura vignette con il «filmato» e le modalità dell’omicidio di quei poveri genitori uccisi da due minorenni. Non si trascende al dovere di cronaca? Mi rendo conto che in questo mondo c’è poco da stare allegri, ma insistere su determinati argomenti mi sembra assurdo e diseducativo. Maurella Salvatore
Milano
Cara Signora,
Sono tanti i lettori che ci scrivono (e ci criticano) per l’attenzione ai fatti di cronaca nera: delitti, violenze, aggressioni sessuali. Considerano il sistema dell’informazione (noi compresi) morboso e alla ricerca continua del sensazionalismo. È un tema delicato, su cui non esistono verità assolute. Ma alcune considerazioni ragionevoli si possono fare. Intanto che il nostro compito quotidiano è raccontare la realtà come essa è e non come noi vorremmo che fosse.
Purtroppo la nostra vita e il nostro mondo sono pieni di tante storie positive ma anche di tragedie, omicidi e aspetti oscuri. Rimuoverli, non raccontarli, girare lo sguardo da un’altra parte non sarebbe giusto: per noi giornalisti e per voi lettori. Conoscere tutti gli aspetti della realtà ci aiuta forse a trovare le soluzioni. Per questo le cronache debbono raccontare i fatti ma anche approfondire, scavare, trovare le ragioni di quello che è accaduto. Avete pensato a quanto è diventato difficile (ne ha scritto benissimo Antonio Polito sabato scorso) rimproverare i nostri figli? Troppo spesso diventiamo solo i loro avvocati difensori nella scuola e nella vita.
Naturalmente la descrizione di delitti e aggressioni non può mai indulgere nei particolari scabrosi, nelle foto a effetto, nel mancato rispetto della dignità delle persone. È un equilibrio delicato e se sbagliamo i lettori fanno bene a criticarci. Dobbiamo poi essere sempre capaci di raccontare quella parte enorme della vita (lo faremo sempre di più) fatta di belle storie, azioni buone, impegno e merito.
Senza pensare che il lato oscuro riguardi sempre qualcun altro.