Prada, la semplicità è sovversiva
Velluto a coste e pelle: la stilista e il lavoro di «pulizia» che richiama gli Anni Settanta Esordio con lode per Guillaume Meilland da Ferragamo. La dolcezza e la poesia di Curradi
Semplicità. Modestia. Verità. Miuccia Prada sente l’esigenza di sfogliare un vocabolario «più umano» per raccontare la sua nuova collezione. Troppe stagioni di sfilate grandiose e complesse ed esagerate, riflesso di una società violenta, che ti spinge a volere e volere, sempre e tutto. Moda, e non solo. In politica, anche. O nel lavoro. Il potere ha stufato: ecco che c’è. Un pullover grigio e un paio di pantaloni beige è la dichiarazione di intenti, che apre (sorprendendo) lo show. E il lavoro di pulizia e verità che è sovversione rimanda, inequivocabilmente, agli anni Settanta. La contestazione che è rifiuto delle estetiche esistenti e torna all’essenziale, al primitivo. Non senza certe durezze.
Ecco allora il semplice velluto a coste o la pelle primordiale diventare protagonisti quasi per caso: completi dove la giacca è spesso a tre tasche applicate e profilate, i trench sono molto Seventy, poi pullover con i disegni naif di certi pittori fai-da-te , i blazer di nappa, i bomber di tweed, le camicie di Oxford, i dolcevita. Accessori importanti: cinture, baschi, ciondoli, borselli, sciarpe fatte a mano. Molte uscite donna: look più complessi, ironici dove la semplicità sta nella scelta dei pezzi: gonne e pullover e giacche e spolverini, ma ricamati o accesi o accessoriati da borsette fumettose e calzette e scarpe eccentriche.
Non ci sono dubbi sul fatto che la moda stia prendendo le distanze da certi (recenti) eccessi. Da queste sfilate sta uscendo un (giovane) uomo più essenziale, controllato. Né stupisce se molti stilisti ricorrono al militare per ritrovare un certo rigore. Persino Jeremy Scott lo maneggia nella sua Moschino: certo alla sua maniera, fra ricami, gag, esagerazioni, ma comunque con l’intento di contenere. E anche alla prima di Lee Wood per Dirk Bikkembergs i tagli e colori military per cappotti e parka e completi riportano i codici della griffe sulla strada dell’autorevolezza e della mascolinità, senza dover sfoderare bicipiti e addominali.
Giornata di esordi con lode quella di ieri. Gran bel lavoro, ricco e completo, da Salvatore Ferragamo di Guillaume Meilland che ha cercato di immaginare quando il «calzolaio dei sogni» è sbarcato a New York e si è trovato di fronte a un infinito mondo di persone diverse. Non un personaggio, ma tanti. Due silhouette: una più allungata e una più «box» e poi giacche e giubbotti, pullover e camicie, trench e parka, pantaloni e jeans declinati in materiali artigianalmente ineccepibili. Dai montoni guanteria ai tessuti da kimono. Scarpe-anfibi dalla suola techno e borse che erano sacche porta-calzature.
Poetico il giovane uomo di Federico Curradi. Mancava nel panorama un po’ di dolcezza. Lo stilista fiorentino, al suo esordio, ha raccontato una gran bella favola tra conscio e subconscio, fra età adulta e adolescenza e fa incontrare un gentleman con un ragazzo. L’iconicità dei pezzi (bomber, trench, cappotti, blazer, parka) e la leggerezza dei tessuti esclusivi (i cashmere, i gabardine, le lane, l’alpaca) avverano il sogno.
Da Moncler Gamme Blu Thom Browne scala letteralmente la vetta: è un alpinista alla Achille Compagnoni quello che porta in passerella. Il cappello di lana, la barba che è un fazzoletto di castorio e poi completi imbottiti e piumini e parka e picot ornati da corde e moschettoni. La gag a sorpresa dei modelli in cordata e la neve che fiocca sullo show. Recinti di metallo e barriere protettive da Missoni per esplorare un Giappone sui generis: le tecniche di decorazione shibori per i ricami e per certi jacquard dai colori accesi. Poi sovrapposizioni e volumi per montgomery, pullover, blazer, pantaloni over, cappotti, cardigan. La maglia intarsiata al camoscio è la novità.
Da Daks Filippo Scuffi crea una sceneggiatura ad hoc. Protagonista un ragazzo ambizioso che sogna di diventare un grande manager e comincia cercando di vestirsi in grigio e blu «da»: indossa la giacca o il blazer e i pantaloni maschili, solo che la prima è un po’ over, i secondi un po’ corti. Poi mixa così: il principe di galles con il pied de poule. E dimentica anche il cappello da baseball in testa. Insomma ci prova a fare il dirigente, ma è ancora un impiegato e, a dirla tutta, è bello così.
Damir Doma continua il discorso intrapreso la scorsa stagione con uomo e donna in passerella insieme, entrambi in over size, talismani al collo, e poi ampie maglie di lana patchwork fatte con inserti di diversi pullover cuciti insieme da fili in velluto, indossati sotto a gilet legati in vita e pantaloni morbidi.