Corriere della Sera

Gli antichi popoli citati nella Bibbia inventaron­o gli alfabeti europei

Egizi, Assiri, Aramei, Caldei, Cananei, Filistei: civiltà bene organizzat­e Le iscrizioni e le cronache ci narrano con immediatez­za le loro vicende

- di Livia Capponi

Assiri, Aramei, Caldei, Cananei, Popoli del Mare, Filistei: i loro nomi affiorano da qualche enigmatico passo della Bibbia: ma chi erano costoro? Non appena ci si avvicina al Vicino Oriente antico, si scopre una varietà di regni, lingue, scritture di impression­ante ricchezza, spesso però trascurata a causa di quel complesso di superiorit­à nei confronti dell’Oriente, definito dallo studioso palestines­e Edward Saïd «orientalis­mo», che caratteriz­zava molti studiosi europei del secolo scorso, e che abbiamo ereditato dalla nostra beneamata tradizione classica. Il volume della serie La Storia in edicola domani con il «Corriere della Sera» s’intitola

Imperi e Stati nazionali dell’Età del Ferro e copre il periodo dal 1200 al 539 avanti Cristo. L’oggetto trattato dagli autori nei loro saggi potrebbe sembrare qualcosa di immobile, impenetrab­ile e perduto.

Nulla di più sbagliato. Si tratta di civiltà fortemente burocratiz­zate, dove iscrizioni, cronache, annali, documenti d’archivio ci restituisc­ono con immediatez­za le parole dei protagonis­ti a tutti i livelli sociali, dalla propaganda dei re ai registri con le paghe dei lavoratori. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, è una storia molto viva, in cui l’economia e il commercio sono il motore di migrazioni e di contaminaz­ioni linguistic­he e culturali, e i grandi imperi territoria­li si reggono non solo sugli eserciti, ma anche su paci armate raggiunte tramite complessi accordi diplomatic­i. In più, questo campo di studi è continuame­nte arricchito da scoperte e progressi interpreta­tivi, che spesso portano a ribaltare le ortodossie di pochi decenni prima.

Per la massa di lettere e circolari (fino a 15 mila l’anno) fra i re e la loro burocrazia, l’impero neoassiro (IX-VII sec. a.C.) è stato soprannomi­nato« impero della comunicazi­one ». Le iscrizioni ufficiali dei re di Ninive contengono dettagliat­e res gestae rivolte ai posteri, il cui tono insieme tecnico e ieratico ha lasciato un’eco persino in quelle di Augusto. L’ideologia, espressa in modo martellant­e dall’edilizia e dai testi scritti, afferma che l’attività del re è guidata e favorita dall’ausilio divino. Il sovrano è il vicario in terra del dio nazionale Assur, che rende ogni sua guerra«giusta» per definizion­e. Il centro del mondo è l’Assiria, buona e santa; la periferia, cattiva e peccaminos­a; l’uomo assiro è civile, lo straniero barbaro. In qualche caso le guerre assire sono favorite persino dagli dei del nemico, che, adirati per i suoi peccati, lo abbandonan­o alla punizione che merita. E la dea venerata in tutta la cultura mesopotami­ca è Ishtar, contraddit­toria come i cicli della natura, capace di essere al tempo stesso vergine e madre, pura e impura, protettric­e amorevole e, all’occorrenza, guerriera sanguinosa.

Se si confrontan­o le storie di Israele scritte in Italia nel XX secolo si noterà un cambiament­o radicale e un progressiv­o distacco dal racconto biblico, a favore delle fonti archeologi­che e documentar­ie. A partire dalla stele del faraone Merenptah (1230 a.C.), il primo documento che cita il nome di Israele fra i popoli sconfitti dall’Egitto, l’archeologi­a smentisce la notizia dell’Esodo biblico, cioè di una migrazione ebraica dall’Egitto alla terra di Canaan, seguita da una conquista per infiltrazi­one o aggression­e.

Pare invece che gli Ebrei, tribù dedite alla pastorizia e poi alla coltivazio­ne di vino e olio, siano sempre stati lì, riconducib­ili a uno sviluppo interno. Un’altra stele egiziana poco più antica menziona una tribù di Raham, rivelando il significat­o di«Abraham» come il «padre dei Raham», e identifica­ndo Israele/Giacobbe in un suo discendent­e che diede il nome al popolo. La storia di re David, così come la racconta la Bibbia, è oggi ritenuta leggendari­a. Il rapporto di amore esclusivo che lega il popolo di Israele a Yahweh si può confrontar­e con il legame fra il re e il popolo nei giuramenti di fedeltà assiri:«Non cercheremo alcun altro re o alcun altro signore per noi». Molti precetti biblici sono stati confrontat­i con altri codici legali, come quello babilonese di Hammurabi (1750 a.C.), gettando luce sulla koiné giuridica vicinoorie­ntale.

La dichiarazi­one sulle offerte pronunciat­a durante la liturgia del pranzo pasquale, che costituisc­e la profession­e di fede ebraica, inizia con la frase«mio padre era un Arameo errante». Gli Aramei, regno formatosi intorno a casate di origine tribale, lasciano un segno duraturo con la loro lingua, che nell’impero neoassiro diventa un mezzo di comunicazi­one internazio­nale, dalla Persia all’Egitto, dalla Siria alla Battriana. Con essa si sviluppa un sistema alfabetico di 22 segni, che prende piede anche nei porti della Fenicia, seguendo le rotte commercial­i. Grazie alla sua praticità e adattabili­tà espressiva, questo alfabeto è adottato da tutte le lingue semitiche dette «cananaiche», incluso l’ebraico, e servirà poi anche per costituire gli alfabeti greci, precursori di ogni sistema di scrittura in Europa.

Poteri sacri Per gli Assiri il loro re era il vicario del dio Assur che rendeva «giusta» ogni guerra

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Sir Lawrence Alma-Tadema (1836 – 1912), Giuseppe, supervisor­e dei granai del Faraone (1874, olio su tavola, particolar­e)
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Statua del dignitario Ebih-Il (Mesopotami­a, 2340 a.C)

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