ORIZZONTI Due tipi di chimere Nei miti classici e sul fondo del mare
Immaginazione e realtà: dove inizia il confine della fiction e dove finisce ciò che ci tiene ancorati al mondo tangibile? Sul nuovo numero de «la Lettura», l’inserto culturale del «Corriere» in edicola fino a sabato, si affrontano questi limiti e il modo in cui influiscono sul mondo e sulla storia.
Partendo dal grande schermo, il 2016 è stato l’anno in cui ha vinto l’immaginazione: i cartoni animati hanno conquistato i botteghini con l’uscita di 60 film. Maurizio Porro spiega come questa invasione abbia intasato le classifiche, attirando un pubblico di tutte le età. E anticipa anche alcuni dei cartoon più attesi del 2017, come la storia di un emoji triste.
Ben prima dei cartoni, era toccato al mito raccontare storie incredibili per spiegare la realtà. È il caso della misteriosa chimera, di cui Livia Capponi racconta le vicende: conosciuta fin dall’antica Grecia come un terribile mostro a tre teste, nei secoli si è incarnata nell’immagine del demonio per approdare, oggi, all’universo del fantasy. È il biologo Alessandro Minelli a riportarci in questo mondo: le chimere, per la scienza, sono pesci cugini degli squali che si aggirano nelle profondità marine. Le loro origini stanno diventano più chiare grazie a un reperto di 280 milioni di anni fa.
Ma cosa succede quando il confine tra fiction e realtà viene meno e c’è chi ha interesse a mantenerlo labile? Robert Proctor, studioso dell’ignoranza e del modo in cui viene strumentalmente alimentata, ci mette in guardia sul fenomeno della «non conoscenza» (battezzato come agnotologia) e delle fake news del web, in un’intervista a Giuseppe Sarcina.
Ma quando questo confine svanisce del tutto, il potere può arrivare ad approfittarsene, mettendo in pericolo la testimonianza più preziosa del nostro passato: la storia. È quello che è accaduto a Tito Livio — racconta Luciano Canfora — che, per non incorrere nell’ira di Augusto, arrivò ad autocensurarsi. Lo storico, morto 2000 anni fa, dovette aspettare la morte del princeps per essere libero di raccontare fatti più recenti e scottanti.