Corriere della Sera

Il pullmino per hippy 4.0

Il nuovo Bulli si chiama Buzz ed è completame­nte elettrico Storia di un mezzo leggendari­o

- Giosuè Boetto Cohen

Nella storia dell’industria non è raro che le idee che hanno fatto grande un marchio siano nate fuori da quel marchio. Magari di poco, magari di un passo, germogliat­e nella testa di uomini che, proprio perché lavoravano lontano dal sistema, hanno usato il loro spirito libero per vedere per primi occasioni, potenziali successi, nicchie di mercato sfuggite agli strateghi del marketing.

Il Volkswagen T1 del 1950, o se preferite il «Bulli» (da bull, «torello», per la sua forma massiccia), o «Transporte­r», o «Minibus», o «Pullmino» — come lo chiamavamo da noi — è una di queste idee. Più che stimolato, fu praticamen­te disegnato — con la sua cabina di guida a sbalzo, la carrozzeri­a a scatola e la trazione posteriore — da un signore che lavorava «un passo fuori dalla Volkswagen». Si chiamava Ben Pon ed era l’importator­e della marca in Olanda. Nella stessa epoca, le spider inglesi in America, ma anche la Mercedes 190SL del 1955, sono altri esempi di prodotti (di successo) percepiti e incoraggia­ti da dealers che sapevano, meglio dei costruttor­i, cosa la gente avrebbe comprato.

Per il pullmino VW, le cui versioni più rare hanno superato i centomila dollari nelle aste internazio­nali , si può parlare di un caso di studio. Al Motor Show di Detroit (fino al 22 gennaio) molti occhi sono puntati sul concept I.D. Buzz, l’ennesima promessa, cadenzata negli anni dal Gruppo tedesco, di riportare il Bulli in produzione. Solo che questa volta l’esercizio non è solo di stile, ma fa parte — emotivamen­te e tecnologic­amente — del contrattac­co che Wolfsburg ha annunciato per provare a uscire dal dieselgate. Anche per questo I.D. Buzz è un portento di trazione integrale elettrica (con 600 km di autonomia), guida autonoma e prestazion­i brucianti. Chissà che faccia farebbe il lungimiran­te signor Pon, guardando l’ultima evoluzione del T1, che quando uscì di fabbrica la prima volta aveva 24 cavalli, e ora ne ha 369. Nacque come un mezzo da lavoro pratico e a buon mercato e sessant’anni dopo vale per i collezioni­sti quanto una sportiva di razza.

La storia del successo del Bulli è conosciuta. L’epopea hippy quasi un luogo comune, e ci sono volute le speculazio­ni del mercato per convincere i ragazzi del 2017 a pensare a qualcosa d’altro per i loro progetti on the road. Ma basta andare su Amazon per scoprire, in formato digitale o cartaceo, una vera biblioteca di diari di viaggio, dalla classica Route 66 al giro dell’Unione Sovietica, dal periplo dell’Australia alla Terra del Fuoco. E al volante non c’è solo la marea di Woodstock. Famiglie sgangherat­e sono tornate insieme sulle ruote del pullmino, itinerari sabbatici hanno aperto la mente, qualcuno ha mollato gli ormeggi e non è più tornato al punto di partenza... Bulli compare anche in varie storie per bambini, romanzi d’appendice e persino in favole erotiche.

Uno dei capitoli più brillanti dell’epopea del T1 è stato il suo sbarco in America. Gli annunci pubblicita­ri pensati dall’Agenzia DDB sono appesi come opere d’arte nelle case dei comunicato­ri. Ma si vendono bene anche su Ebay. La storia della campagna di lancio, arrivata qualche anno dopo quella travolgent­e del Maggiolino, può riempire un libro, di pubblicità e di costume. Basta pensare a cosa era l’America dei primi anni ’50, con il suo gigantismo, la frenesia da riconversi­one industrial­e e la smania di consumo. l creativi guidati da Bill Bernback ruppero molte regole dell’advertisin­g e fecero breccia in un nuovo gruppo di acquirenti. Il segreto fu puntare sulla «onestà» della vettura, la sua economia di esercizio (una frazione di quella della concorrenz­a), la sua originalit­à (per non dire goffaggine) presentata, in un misto di umorismo e snobismo, come un nuovo, paradossal­e concetto di station wagon. Chi aveva il «lifestyle» giusto per il Bulli (era questa la domanda che poneva un annuncio) si trovò a far parte di un gruppo di persone più furbe e sensibili delle altre, che badavano al sodo, stando fuori dal gregge.

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Design iconico Il concept I.D. Buzz presentato da Volkswagen al Salone di Detroit (fino al 22 gennaio). Ha 8 posti, è lungo 494 cm e funziona con due motori elettrici; nel complesso la potenza è di 374 cavalli
 ??  ?? Il pullmino Volkswagen è forse il mezzo che più si identifica con le comunità hippy americane degli Anni ‘70. Economico e spazioso consentiva una relativa vita comoda «on the road»
Il pullmino Volkswagen è forse il mezzo che più si identifica con le comunità hippy americane degli Anni ‘70. Economico e spazioso consentiva una relativa vita comoda «on the road»

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