Corriere della Sera

L’ha uccisa dopo anni di violenze, poi è andato a giocare alle slot

Milano, Rosanna assassinat­a con 23 coltellate. Il marito confessa: «Mi insultava, aveva scoperto un tradimento»

- Cesare Giuzzi Gianni Santucci

Ha ucciso la moglie con 23 coltellate ed è uscito per comprare due babà.

Prima, ha provato a nascondere le prove dell’omicidio: «Sono andato a piedi in una via isolata e ho buttato il coltello in un tombino. Quindi ho gettato gli abiti sporchi di sangue in un boschetto là vicino».

Poi (anche per provare a costruirsi un alibi) ha girato nel quartiere: «Sono andato in pasticceri­a...», dopo «ho prelevato 50 euro al bancomat, ho giocato alle macchinett­e al bar e ho vinto 70 euro, forse ho fatto anche un po’ di spesa».

Questi spostament­i avvengono tra le 12 e le 15 di domenica pomeriggio, nel quartiere Lorenteggi­o, periferia di Milano: e si chiudono quando Luigi Messina, 53 anni, ex guardia giurata, disoccupat­o, rientra nella sua casa di via Coronelli, «trova» la porta aperta e chiama il 112: «Mia moglie è stata sgozzata, venite».

Alle 8.20 di ieri mattina, dopo una notte di interrogat­orio, il pm Gaetano Ruta (con l’aggiunto Alberto Nobili) stampa il «fermo» che porta in carcere Luigi Messina per l’omicidio della moglie, Rosanna Belvisi, 50 anni. La seconda donna uccisa a Milano in quattro giorni, due storie in cui si ripete un particolar­e miserabile, che racconta la nera banalità intorno a questi due omicidi: perché anche Luca Marcarelli, 32 anni, arrestato per l’assassinio di Tiziana Pavani (la notte del 12 gennaio), aveva passato il giorno dopo in un bar a giocare alle macchinett­e.

La morte di Rosanna Belvisi ha due antefatti: «Già nel 1995 la donna venne accoltella­ta alla schiena in casa e, anche allora, Messina ha raccontato di aver trovato la moglie ferita rientrando nell’abitazione — ha spiegato il dirigente della Squadra mobile, Lorenzo Bucossi, appena chiusa la nottata di indagine —. Quella volta la donna riportò una prognosi di 10 giorni e non ci furono seguiti investigat­ivi».

E poi c’è un’altra lite, di novembre scorso, registrata nel protocollo «Eva» della questura, lo strumento creato dalla dirigente dell’Ufficio prevenzion­e «Sono andato a piedi in una via isolata e ho buttato il coltello in un tombino, ho gettato gli abiti sporchi di sangue in un boschetto» generale, Maria Josè Falcicchia, per arginare la violenza contro le donne. Quel giorno i due coniugi litigarono perché la moglie scoprì che Messina aveva un’altra relazione, da cui era nato anche un figlio. Domenica, Rosanna Belvisi ha attaccato ancora il marito: «Sei un bastardo, non dovevi fare un figlio con lei». È il momento dell’omicidio (nella confession­e dell’assassino): «All’ennesima offesa ho perso le staffe e ho cominciato a colpirla con il coltello».

Il racconto ai pm

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