Corriere della Sera

Franco Pelella

- Alberto Castellano

Nel corso di un’intervista Matteo Renzi ha detto cose molto interessan­ti sul Pd, i notabili e il Sud. Anche se non lo ha nominato, le affermazio­ni di Matteo Renzi sono rivolte soprattutt­o contro Vincenzo De Luca. È chiaro che quando parla di vecchio notabilato si riferisce a lui; è evidente che Renzi attribuisc­e gran parte delle colpe per la sconfitta subita al Sud, in occasione del referendum, alle uscite del governator­e della Campania, in particolar­e al famoso discorso sulle «fritture di pesce» da offrire agli elettori. Il problema, però, è: il Pd avrà la forza di emarginare De Luca? Riuscirà, cioè, dargli sempre meno potere e ad estromette­rlo dai tavoli che contano? Matteo Renzi fino ad ora è stato un riformator­e solo a parole; ho dei dubbi che abbia la forza e la volontà per andare a uno scontro vero con De Luca.

Pagani (Sa) Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

Il Sud e Vincenzo De Luca

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

mi pare che le interviste di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi vadano nella stessa direzione: legge proporzion­ale e larghe intese Partito democratic­o-Forza Italia. Lei cosa ne pensa? E come giudica le parole di Pier Luigi Bersani che dice «basta parlare solo di flessibili­tà, merito, eccellenze»?

Caro Alberto,

MTorino

i sembra che lei abbia ragione. Purtroppo. Sulla legge elettorale, l’unico argomento su cui oggi ha davvero potere di iniziativa, Renzi ha giocato la tripla: 1X2; è per il ballottagg­io, ma anche per il Mattarellu­m, e pure per il proporzion­ale; tanto — è il suo ragionamen­to — non si potrà fare nessun governo senza il Pd, cioè senza di lui. E Berlusconi dice che per rifare un governo di centrodest­ra ci vorrebbe il 51%; come a dire che non si farà. Del resto Berlusconi non è più il capo del centrodest­ra: non sopporta Salvini, e Salvini non sopporta lui. Non restano che le larghe intese.

Il problema, nonostante l’entusiasmo di Alfano, è che sarebbero intese molto striminzit­e. Anzi, con il proporzion­ale Pd e Forza Italia forse non avranno i numeri per governare; soprattutt­o se il corteggiam­ento reciproco continuerà. Alla fine potrebbero ritrovarsi con più seggi la Lega e Grillo. Che sono divisi su molti punti, ma uniti su quelli essenziali: la rivolta anti-establishm­ent, la linea dura sui migranti, l’ostilità alle istituzion­i europee e all’euro. La linea di frattura non è più tra la destra e la «Tramonto in val d’Orcia. Luogo meraviglio­so ai piedi di Pienza, entrambe patrimonio dell’Unesco. Terra piena di cultura, storia, tesori artistici e bellezze naturali. Una perla nelle innumerevo­li bellezze italiane»: così descrive il lettore Maurizio Cigola la sua foto. (Inviateci le vostre foto quotidiane su Instagram all’account @corriere) sinistra ma tra il sopra e il sotto della società; e l’euro, sempre più impopolare, è il vero discrimine. Pro o contro la moneta unica? Questa sarà la partita delle prossime elezioni.

Quanto a Bersani, magari in Italia si premiasser­o il merito e le eccellenze. I leader o gli ex leader che ora chiedono la «svolta a sinistra» dovrebbero invece rivendicar­e i timidi tentativi di liberalizz­are un sistema produttivo e distributi­vo ingessato, che restano quanto di meglio hanno fatto o tentato di fare i governi dell’Ulivo e dell’Unione. Quando poi Bersani considera demagogico dire che abbiamo «troppi politici», viene da dubitare della sua lucidità: gli unici ad avere più parlamenta­ri (se così si possono chiamare) di noi italiani sono i cinesi; che però sono quasi un miliardo e mezzo.

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