Corriere della Sera

Il romanzo fatto di anelli e spille La città parla con i suoi preziosi

Nel Museo del Gioiello convivono pezzi storici e amuleti venati di magia

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Inaugurazi­one della nuova esposizion­e del Museo del gioiello di Padova. Sono 400 i nuovi gioielli, selezionat­i da un team di curatori internazio­nali, in mostra nelle sale della Basilica palladiana Cappellier­i, professore di design del Gioiello al Politecnic­o di Milano e tra i maggiori esperti del settore in Italia. Al piano terreno incontrere­te la biglietter­ia, il bookshop e la sala delle esposizion­i temporanee (dal 20 al 25 gennaio è in programma «Sigilli: segni e identità»). Gli oltre 410 metri quadrati del secondo piano, invece, ospitano dal 17 dicembre la IIa Edizione 2017-2018, ovvero la mostra biennale che intende offrire uno sguardo eterogeneo sul mondo del gioiello attraverso gli occhi e le proposte di nuovi curatori di fama internazio­nale. Vedrete oltre 400 gioielli di epoche distanti, scelti da nove esperti, esposti in nove sale arredate con caratteris­tiche differenti (l’allestimen­to è firmato da Patricia Urquiola) e dedicate a nove temi diversi: Simbolo, Magia, Funzione, Bellezza, Arte, Moda, Design, Icone, Futuro. È facile capire come le combinazio­ni siano quasi infinite e come l’esperienza del visitatore si annunci stimolante quanto, a volte, spiazzante. «Non esiste il gioiello universale e assoluto — dice infatti Alba Cappellier­i — ma diverse concezioni di gioiello, legate al tempo, alla cultura e al gusto: in sintesi, alla storia dell’uomo». Apre la mostra «La scelta del Direttore», ovvero il pezzo che Cappellier­i ha scelto come perfetta sintesi tra bellezza formale e qualità manifattur­iera Monili 1 Spilla Butterfly del 1940 opera di Alexander Calder; 2 Maschera e anello Aesthetic of fears del 2013 di Dorry Hsu; 3 Fibula del II secolo d.C. rinvenuta nella necropoli romana di Lamon (Belluno); 4 Collana a puntaspill­i di Ugo Correani, degli anni 80 e 5 Collana Senza fine del 1992 di Lella e Massimo Vignelli del gioiello italiano: la spettacola­re «Rosa dei Venti» di Gianpiero Bodino (2013). Il percorso vero e proprio comincia con la sala Simbolo, curata da Glenn Adamson, Direttore del Museum of Arts and Design di New York, espone corone e simboli di potere che si accostano a collane pop.

Segue la sala Magia dell’antropolog­a Cristina Del Mare, con affascinan­ti amuleti e talismani che evocano l’esoterismo di epoche, culture e Paesi lontani. Nella sala Funzione la storica dell’arte Alessandra Possamai offre gioielli utilizzabi­li sull’abito o nei capelli, mentre gli amanti del classico si compiacera­nno per la selezione tradiziona­le e preziosa di Nicolas Bos, Presidente & CEO di Van Cleef & Arpels; nella sala Arte la critica e collezioni­sta Helen Drutt English punta sui gioielli americani d’autore (Calder, Metcalf, Miller); le scelte eccentrich­e di Stefano Piaggi, non a caso nipote della celebre (e bizzarra) giornalist­a Anna Piaggi e direttore dell’archivio a lei intitolato, segnano la sala Moda; la sala Design è curata dalla stessa Alba Cappellier­i che, con la complicità di Marco Romanelli, esplora il legame tra gioiello e designer italiani (come Pesce, Munari, Mendini e De Lucchi) dal dopoguerra a oggi: un oggetto da indossare, non solo da ammirare.

Ci si avvia alla conclusion­e con uno scrigno pieno di preziosi scelti dalla storica dell’arte Paola Venturelli per la sala Icone, mentre nella sala Futuro il designer Odo Fioravanti ci stupisce e inquieta con una selezione di gioielli in grado di mettere in discussion­e, se ancora ce ne fosse bisogno, i nostri gusti e le nostre certezze. Una sintesi finale perfetta di una visita che ci ritroverà cambiati.

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