Per Rigopiano sequestrate carte in Provincia Il giallo turbina: «Era fuori uso»
Una turbina rotta e un buco nei soccorsi di chi era rimasto intrappolato dalla neve nell’hotel Rigopiano. Ruota attorno a quella defaillance nello sgombero della strada provinciale che da Farindola porta all’albergo del disastro l’inchiesta della procura. A quelle ore concitate in cui l’allarme che proveniva dal resort è stato sottovalutato e quei soli 9 chilometri di asfalto sono diventati un ostacolo insormontabile per mettere in salvo i clienti. Oggi ci sarà un sopralluogo del pm Andrea Papalia e della procuratrice facente funzioni Cristina Tedeschini sul luogo della strage. In attesa che i risultati dell’autopsia sui corpi delle prime vittime accerti se la morte è stata davvero per ipotermia. Cosa che aumenterebbe le responsabilità di eventuali ritardi, omissioni o negligenze. Ieri sono stati prelevati i documenti relativi al piano neve e alle procedure d’urgenza. Sono molte le voci, come quella di Stefano Di Domizio, sindacalista della Cgil di Pescara a sostenere che «c’era una turbina della Provincia, che era stata assegnata a un privato, sempre per lo svolgimento di servizi pubblici, ma che al momento in cui si sono verificati i fatti risultava rotta. Mi risulta che poi ci sia stata un’attivazione per individuare mezzi di altri enti, nello specifico due turbine dell’Anas, che però non erano disponibili subito». Il presidente della Provincia Antonio Di Marco smentisce: «La turbina rotta era un’altra e stava sulla Majella. Avevamo già chiesto l’intervento di una turbina per la strada per l’Hotel Rigopiano dalla mattina». Affermazioni che saranno tutte verificate nell’indagine.