«Noi, in passerella con il tumore Riscopriamo la nostra bellezza»
Chi l’ha detto? Chi l’ha detto che avere o non avere i capelli faccia la differenza? O che la malattia uccida la bellezza? Giovedì prossimo a Bassano del Grappa trenta donne in cura per il cancro, dai 20 ai 65 anni, con altrettante fra dottoresse, volontarie, sostenitrici, infermiere, politiche, tutte insieme sfileranno: una sfilata di moda vera e propria in una location d’eccezione (Palazzo Bonaguro) con la passerella, le musiche, le luci, il trucco. «Non vediamo l’ora che arrivi questo momento», ammette Fiorenza Zonta, che ha 64 anni e ne aveva 42 quando ha cominciato la sua battaglia contro la malattia. «Avevo appena adottato un bambino — racconta — quando mi è stato diagnosticato un tumore al seno». E poi il calvario di molte donne: l’asportazione di un quadrante, la radioterapia, la ricaduta e l’asportazione totale. Cure, controlli, e poi lo stesso male che torna all’altra mammella ed è ancora sofferenza, fatica, paura, mutilazione: «E il rapporto con il proprio corpo cambia perché non ti accetti più».
La sfilata è dunque un gesto coraggioso e anche una rivincita: «Torniamo in possesso Sul web Segui tutte le notizie, le storie e gli approfondimenti di cronaca sul sito www.corriere.it Rafting La onlus Associazione Oncologica San Bassiano propone attività quotidiane gratuite: fra le iniziative anche alcune «gite» per provare esperienze nuove come quella del rafting (nella foto, un gruppo di pazienti)
un turbante in testa, per essere tutte uguali e solidali con chi paga una delle conseguenze della chemioterapia. Ancora Silvia Bisconti: «A ognuna delle “modelle” proporremo un look speciale per farle sentire speciali».
Fra le donne che sfileranno c’è anche l’assessore regionale alle Politiche sociali Manuela Lanzarin, presente con alcune colleghe in rappresentanza dele istituzioni. «In realtà — corregge — io aderisco soprattutto come donna che condivide la fatica e il disagio che una malattia comporta ad altre donne». Una sfilata come «momento di allegria e distrazione, un’altra bellissima iniziativa di una associazione che fa tanto bene alle donne malate ma anche ai loro familiari di cui spesso ci si dimentica, ma che vanno supportati».
In prima fila ad applaudire queste modelle d’eccezione ci sarà anche Gianni Celi, uno dei fondatori della onlus: «Quando siamo partiti, nel 2004, avevamo raccolto fondi per pagare le psicologhe, ma poi ci siamo resi conto che avremmo potuto fare molto di più». Celi ha avuto molto chiaro fin dall’inizio di cosa ci fosse bisogno: «Mia moglie ha avuto il cancro, ha combattuto per anni e poi purtroppo non ce l’ha fatta. La sua fortuna, nella tragedia, è stata di avere al fianco una famiglia che le è stata vicino fino all’ultimo secondo». Questo serve, soprattutto. E la forza di questa onlus è di essere una famiglia.