Storia di Maria Chiara, che compra l’azienda in crisi e riparte
Ora ha uno showroom davanti al mare di Lavagna. Il suo team è tutto al femminile
embra una storia degli anni 60 quando la voglia di ricostruire dopo i disastri della guerra e l’arrivo del boom economico spingeva coraggiosi imprenditori a muovere i primi passi nella moda bimbo. La storia di Maria Chiara Maggi, 32 anni di Lavagna, in provincia di Genova, titolare della «Magil», cinque dipendenti tutte donne (età media 28 anni), ha forse più i tratti di una favola contemporanea ma qualcosa in comune anche con i tempi della ricostruzione: la crisi degli anni scorsi ha provocato dolorosi abbandoni ma ha offerto, allo stesso tempo, nuove occasioni a chi voleva mettersi in gioco.
«Appena diplomata allo Ied di Milano, volevo disegnare abiti e accessori per bambini — racconta Maria Chiara— e nel 2006 sono andata a Pitti per raccogliere un po’ di contatti. Ho mandato 600 curriculum ricevendo una sola risposta, dalla Magil, fondata nel 1966 da Gilberto Mantica che però, dopo essere stata tra i brand più importanti degli anni Ottanta, aveva attraversato momenti alterni cambiando proprietà».
Affamata di imparare e affinare il suo talento, Anna Chiara è sempre in azienda. «Cercavo di capire gli aspetti commerciali e andavo a trovare i clienti viaggiando dalla Puglia Roma dedicato al bimbo, il vestitino per le feste è in mikado bianco mentre nastri «parlanti» decorano gonne a pieghe e shorts stampati. Trend gemello per il bambino con capi che attingono a tessuti e stilemi da gentleman,come nei tagli sartoriali di Stefano Ricci Junior ma anche nei pantaloni cargo e nelle felpe military di Manuel Ritz Kids. Anche se non hanno la linea donna, si ispirano però allo stesso concetto mamma-bimba anche Miss Grant, che esalta il mood musicale con outfit rock ma romantici e Lulù: scamiciato in Principe di Galles e stelline sovrastampate.
Ma ciò che più caratterizza il Pitti di quest’anno è il superamento del baby guardaroba per affacciarsi su un lifestyle completo, curioso e divertente. Da un’apposita area per la lettura agli accessori per la Pet family «dedicati agli altri Maria Chiara Maggi, seconda da sinistra (Gugliandolo) alla Toscana, dal Veneto all’Emilia Romagna». In poco tempo si fa conoscere e disegna le linee bimbo di altre quattro aziende. Nel 2010 però i negozi specializzati cominciano a chiudere e la crisi si abbatte anche sulla Magil: «Mi propongono di comprare il 40% delle quote ma io non avevo abbastanza soldi. Ero innamorata di quell’azienda e non volevo che morisse, così alla fine, con tutti i miei risparmi, a 25 anni ho comprato soltanto il marchio per poche migliaia di euro. E, trovato un nuovo socio, siamo ripartiti».
Oggi, dopo cinque anni durissimi, «eravamo in un negozietto di 85 mq da dove spedivamo 14 mila capi in due mesi», la nuova Magil ha una sede di 400 metri quadri davanti al porto di Lavagna vista mare con annesso showroom, un fatturato stimato per il 2017 di un milione di euro e il moltiplicarsi degli ordini anche dall’estero. «Un giorno mi è arrivata una mail molto speciale — conclude Anna Chiara — “la Magil non poteva finire in mani migliori”. A scriverla Giovanna Mantica, la figlia del fondatore. M’invitava a Crema a visitare il loro archivio, l’unico tesoro che si erano tenuti e che prima di me non avevano mai voluto mostrare».