Deficit, Dombrovskis chiede subito impegni vincolanti all’Italia
Il vicepresidente della Commissione europea dopo la lettera sui conti
DAVOS Più che sulle misure per correggere i conti, la Commissione Ue e il Tesoro stanno negoziando in queste ore qualcosa che risulta loro anche più arduo: un accordo su come rendere noti gli impegni in proposito. Bruxelles chiede che l’annuncio sia così chiaro e preciso che il governo italiano non possa permettersi di lasciarlo cadere tra qualche mese. Più che la qualità della manovra, il carattere immediato e vincolante dell’intervento sul bilancio è ciò che oggi sembra dominare i colloqui almeno con i negoziatori europei.
È possibile che questa piega nei rapporti fra Roma e Bruxelles sia il prodotto di un residuo persistente di scetticismo e sfiducia reciproca. Di certo in questo momento Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue incaricato per l’euro, appare concentrato soprattutto su un obiettivo politico: ottenere certezze dall’Italia
subito, anche se l’esecuzione della manovra di bilancio potrà poi arrivare nei prossimi mesi. La lettera che la Commissione Ue ha inviato a Pier Carlo Padoan, il ministro dell’Economia, chiede una riduzione del deficit per il 2017 da 3,4 miliardi (0,2% del reddito nazionale) e indica la scadenza di fine mese per assumere impegni a questo scopo.
Ciò che Dombrovskis e l’intera Commissione Ue vogliono vedere entro i prossimi dieci giorni, è una lista dettagliata dei provvedimenti con i quali l’Italia correggerà il bilancio. Ma uno scambio riservato di informazioni fra le parti non è sufficiente: da Bruxelles si chiede un gesto del governo che sia così pubblico, inequivocabile e formale da poter essere considerato vincolante. Di qui le discussioni su cosa costituisca un atto del genere, dato che al governo risulta impossibile varare un decreto già nei prossimi giorni.
Paradossalmente, più energia viene spesa oggi in questi dettagli che nel valutare gli effetti delle diverse misure possibili sul motore acciaccato dell’economia italiana. In parte è frutto della struttura stessa delle regole europee sui conti pubblici, perché si preoccupano molto più dei saldi che della qualità dei bilanci. In parte è però anche il risultato dell’impazienza maturata a Bruxelles, dopo che l’Italia per mesi e anni ha continuato a contestare e rivedere al rialzo i propri stessi impegni di riduzione del deficit.
Di sicuro Dombrovskis, come altri negoziatori europei, vorrebbe vedere in Italia una correzione del bilancio fondata più su tagli di spesa che su nuovi aumenti delle entrate fiscali. Il vicepresidente della Commissione Ue pensa che una scelta del primo tipo sia più efficace per sostenere la timida ripresa nel Paese. Ma nessuno da Bruxelles discuterà la miscela di misure che verranno presentate dal governo, purché siano di natura «strutturale»: efficaci non solo per qualche tempo, ma in maniera permanente.
Il termine di tempo stringente imposto all’Italia, visto da Bruxelles, si spiega del resto con la storia degli ultimi mesi: l’impegno a portare il deficit dal 2,3% del pil del 2016 all’1,8% di quest’anno, in seguito rivisto con un disavanzo in aumento al 2,4% (secondo la Commissione Ue). In ottobre e novembre la Commissione Ue ha espresso dubbi, ma ha evitato di intervenire per non interferire nella campagna referendaria; in dicembre ha di nuovo rinviato perché c’erano prima una crisi di governo, quindi il caso Monte dei Paschi aperto. «Adesso — nota un osservatore europeo — non ci dicano che sono rimasti sorpresi».