Corriere della Sera

Risiko degli occhiali I fronti aperti tra grandi marchi, web e «low cost»

- Di Maria Silvia Sacchi

Sono giorni di scossoni per il settore degli occhiali. Luxottica si è unita a Essilor, dando vita al primo gruppo mondiale integrato montaturel­enti. Lvmh è interessat­a, invece, a Marcolin (per ora il 10%), segno che il gruppo di Bernard Arnault intende produrre da sé i propri occhiali, così come già aveva iniziato a fare il concorrent­e Kering. Nell’immediato, a farne le spese è stata Safilo i cui titoli, dopo il crollo di giovedì, hanno concluso in calo anche la giornata di ieri. D’altra parte la società guidata da Luisa Delgado realizza circa il 15% dei suoi ricavi dal solo Dior (Lvmh).

Movimenti da guardare con attenzione perché indicano un cambiament­o profondo del mercato. «Rispetto a dieci anni fa, ci sono oggi marchi emergenti che per la fascia di consumator­i tra i 20 e i 35 anni rappresent­ano un’alternativ­a ai brand più consolidat­i e hanno raggiunto dimensioni di una certa rilevanza», dice Flavio Cereda, che da più di vent’anni da Londra studia il settore per le principali banche d’investimen­to. È il caso dell’americana Warby Parker, fondata da un gruppo di ragazzi come forma di ribellione a

Luxottica, giudicata produrre occhiali troppo costosi: nata sul web, ora ha iniziato ad aprire negozi fisici. O della spagnola Hawkers, a sua volta creata da quattro giovani, che fa prodotti un quarto meno costosi della stessa Warby Parker e ha già stretto accordi con Amazon e con la Inditex di Amancio Ortega. Mentre in Italia cresce il caso di Nau.

Un’altra linea strategica rilevante è quella dei grandi colossi del lusso che vogliono produrre da sé. Il primo è stato Kering, che due anni fa ha aperto una unità produttiva ad hoc insieme a Roberto Vedovotto, ex amministra­tore delegato di Safilo. Lvmh con Marcolin sta prendendo una strada diversa: entrare in una società che ha già una storia e una struttura. Spariranno le licenze di occhiali così come sono sparite molte licenze nell’abbigliame­nto? Secondo Cereda solo gruppi con un portafogli­o di brand articolato come Lvmh e Kering sono in grado di reggere una produzione propria. Nella fascia bassissima di prezzo inizia, infine, a essere considerev­ole la presenza delle marche private della grande distribuzi­one internazio­nale.

Per concludere, le lenti. Luxottica si è unita a Essilor: il primo produttore di occhiali con il primo produttore di lenti. Ma ce ne sono altri di agguerriti sul mercato, come il tedesco Zeiss, il giapponese Hoya e, ancora, il tedesco Rodenstock sul quale c’erano state in passato voci di un interesse della stessa Essilor (e di Hoya). Succederà qualcosa ancora?

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Bernard Arnault, al vertice della francese Lvmh. Il colosso transalpin­o del lusso è interessat­o alla Marcolin per produrre da sé i propri occhiali

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