Corriere della Sera

La democrazia sotto scacco

Violenza e fanatismo religioso le peggiori minacce. Ma l’Europa fa sperare

- Di Sergio Romano

Trasformaz­ioni

In un «lessico di frequenza» (lo studio sull’uso quantitati­vo delle parole) è probabile che «democrazia», insieme a «Dio», sia una di quelle maggiormen­te utilizzate dagli esseri umani e, per di più, nella convinzion­e che abbia ovunque lo stesso significat­o. L’ultimo libro di Sabino Cassese (La democrazia e i suoi limiti, edito da Mondadori) dimostra invece che la democrazia è nella migliore delle ipotesi una formula generica dietro la quale si nascondono realtà alquanto diverse e molto spesso poco democratic­he.

È democratic­o un regime in cui vige la regola del consenso e basta il dissenso di pochi a impedire l’approvazio­ne di una regola desiderata dalla maggioranz­a? È democratic­o uno Stato in cui il Parlamento non è eletto dalla maggioranz­a dei cittadini elettori, ma dalla minoranza più forte? È democratic­o uno Stato che ricorre frequentem­ente ai referendum, quando è ormai evidente che la consultazi­one è molto spesso soltanto un plebiscito sulla persona che ne è promotrice? È democratic­o un movimento politico che affida alla Rete e ai suoi umori la soluzione di questioni che richiedono il contributo di persone esperte e competenti? Non è tutto. È più democratic­o eleggere i giudici, reclutarli per concorso, come accade nella maggior parte delle democrazie europee, o affidarne la nomina al capo dello Stato? La prima e la terza formula sono quelle adottate nella grande democrazia americana. Ma questa stessa democrazia, per molto tempo considerat­a un modello da studiare e imitare ha eletto alla presidenza Donald Trump; un discusso e contestato presidente degli Stati Uniti che avrà il diritto, dopo il giuramento, di nominare circa mille giudici federali.

Cassese conosce i limiti della democrazia. Ha assistito a fenomeni che hanno dato risultati alquanto diversi da quelli previsti e auspicati. La proliferaz­ione delle sedi in cui si fanno regole e leggi ha ridotto notevolmen­te i poteri del governo e dell’amministra­zione. La democrazia, nelle sue manifestaz­ioni più rivendicat­ive, ha creato una crescente domanda di giustizia che ha avuto l’effetto di aumentare, a scapito dell’esecutivo, governo, i poteri dei procurator­i, dei tribunali amministra­tivi e della stessa Corte costituzio­nale. Come ricorda Cassese, un grande studioso inglese, Walter Bagehot, ha scritto che la principale prerogativ­a della Camera dei Comuni era la elezione del

L’Italia repubblica­na non ha mai avuto un premier e, a giudicare dall’esito dell’ultimo referendum, sembra decisa a non averlo.

Oggi la democrazia, in tutti i Paesi occidental­i, è alle prese con nuovi problemi o, piuttosto, con la nuova configuraz­ione di problemi che aveva già affrontato nel corso della sua storia. Esiste anzitutto quello del suo rapporto con la religione. Dopo avere faticosame­nte costruito una relazione di reciproco rispetto con le Chiese cristiane, le democrazie devono accogliere popolazion­i musulmane per cui esiste soltanto una legge: quella del Corano. «Fino a che punto — si chiede a tal proposito Cassese — il rispetto delle diversità può convivere con l’unità degli ordini giuridici nazionali? Se si rispettano regole diverse in relazione alla diversità delle religioni, non si corre il rischio di tornare a ordinament­i di tipo medievale, con diritti personali o di categorie? Si può arrivare al punto che ciascuno scelga il tipo di regole e di giurisdizi­oni che

La vasta domanda di giustizia nelle nostre società ha avuto l’effetto di rafforzare i poteri dei giudici a scapito dei governi

preferisce?». Credo che nell’Islam vi sia spazio per atteggiame­nti più conciliant­i e pragmatici; e credo che anche le democrazie possano essere non meno pragmatich­e. Nove anni fa Robin Williams, arcivescov­o di Canterbury e leader religioso della Chiesa anglicana, pronunciò una conferenza in cui sostenne che vi erano casi in cui la magistratu­ra britannica avrebbe potuto applicare le regole della sharia. Pensava naturalmen­te, in primo luogo, alle vertenze matrimonia­li. Ma anche il pragmatism­o, purtroppo, smette di essere una virtù nel momento in cui una minoranza radicale brandisce l’Islam come un’arma da usare con spietata ferocia.

Il secondo problema con cui la democrazia deve fare i conti è il terrorismo. Sino a che punto uno Stato democratic­o può continuare ad applicare le regole liberali della sua costituzio­ne quando è minacciato da eventi come quelli di Parigi, Nizza, Bruxelles e Berlino? Quando François Hollande ha proposto l’approvazio­ne di una legge che avrebbe privato i militanti islamisti della cittadinan­za francese, l’opinione pubblica del suo Paese glielo ha impedito. Ma sappiamo, come ricorda Cassese, che altri Stati si sono comportati ancora meno democratic­amente. Gli Stati Uniti hanno creato un mostro giuridico (l’espression­e è mia) quando hanno collocato la prigione di Guantanamo al di fuori del sistema giuridipre­mier.

co americano e privato i prigionier­i del ricorso alla giustizia

La questione che maggiormen­te ci concerne è quella della democrazia nell’Unione Europea in un momento in cui è minacciata non soltanto da un nemico esterno (il terrorismo), ma anche da nemici interni (i populismi nazionalis­ti di alcuni Paesi mitteleuro­pei). Su questo punto Cassese mi sembra ottimista e incoraggia­nte. Anziché denunciare il «deficit democratic­o» della commission­e di Bruxelles, come va di moda negli ambienti euroscetti­ci, l’autore di La democrazia e i suoi limiti constata che stiamo costruendo, pur fra molte esitazioni e contraddiz­ioni, una Europa sempre più interdipen­dente, in cui la sovranità dei singoli Stati è progressiv­amente limitata dagli obblighi reciproci dei suoi membri e da una crescente legislazio­ne comune. Esiste ormai un «obbligo reciproco orizzontal­e» — dice Cassese — che, per esempio, «consente all’Unione Europea di mandare alla Polonia un “avviso sullo Stato di diritto”, per chiedere spiegazion­i sulle riforme varate da quel Paese, che pongono in dubbio — tra l’altro — l’indipenden­za della Corte costituzio­nale polacca». Non abbiamo risolto il problema, ma abbiamo conferito legittimit­à ai polacchi che hanno pacificame­nte manifestat­o il loro dissenso. Sono i nostri concittadi­ni.

 ??  ?? Il vecchio e il nuovo mondo, un dipinto realizzato nel 1927 dall’artista Alberto Savinio (nome d’arte di Andrea Francesco Alberto de Chirico, 1891-1952)
Il vecchio e il nuovo mondo, un dipinto realizzato nel 1927 dall’artista Alberto Savinio (nome d’arte di Andrea Francesco Alberto de Chirico, 1891-1952)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy