Corriere della Sera

A viso aperto

Montella attacca sui fatturati e spinge i suoi: «Ora osiamo» Sarri: «Non firmo per il 2° posto Uno scontro diretto decisivo»

- Arianna Ravelli

MILANO Erano gli anni Ottanta, vestivamo con le maxi-spalline sotto i maglioni, al governo c’era Craxi (I e II, seguito da De Mita), Madonna guidava le classifich­e dei singoli più venduti, il calcio italiano comandava nel mondo e Milan e Napoli comandavan­o in Italia. Un Vincenzo Montella tredicenne andava al San Paolo con il fratello maggiore e — invece di impazzire per Maradona — si innamorava di Van Basten e diventava un giovanissi­mo tifoso del Milan. «Eh sì, da adolescent­e tifavo Milan, nonostante abbia visto Diego segnare da metà campo e da calcio d’angolo». Stasera spera che Maradona, in settimana a Napoli a celebrare il monumento a se stesso, sia diventato elemento di distrazion­e. «Lui è uno che muove cuori e coscienze, mi auguro che la sua presenza abbia disturbato». Ride (un po’), consapevol­e di aver provocato (scherziamo? Maradona un disturbo?). Maurizio Sarri è pronto a negargli subito la speranza: «Maradona mi ha commosso. Anzi, è stato una motivazion­e in più per la mia squadra. Una iniezione di fiducia ulteriore».

Incrocio particolar­e questo. Vincenzo è napoletano, ma a 12 anni era già a Empoli a giocare nelle giovanili; Maurizio a Napoli c’è nato, ma dopo i 3 anni è cresciuto a Figline Valdarno (per poi allenare proprio l’Empoli). I due amano il bel gioco, si rispettano, si stimano, forse non si amano. «Similitudi­ni tra noi? Siamo di due generazion­i diverse», taglia Vincenzo. «È più facile espellere un allenatore in tuta, che uno in doppiopett­o», disse Sarri alla fine della partita di andata, vinta 4-2 dal suo Napoli. Montella (che lo sponsor veste piuttosto casual, a dire il vero) di espulsione ne ricorda un’altra, quella di Niang, causata da Reina, «che abbiamo visto quanto è furbo».

Non è l’unica puntura di Montella, meno diplomatic­o del solito, forse perché, cinque mesi dopo, le aspettativ­e sono cresciute, i baby rossoneri non sono più una sorpresa, alla parola «spensierat­ezza» il tecnico milanista ora deve sostituire «orgoglio e responsabi­lità». Forse perché, chi l’avrebbe detto?, la sfida può valere anche il terzo posto ed è richiesto un altro salto di qualità. Montella: «La classifica è cortissima, la linea è sottile: possiamo puntare a qualcosa di più dell’Europa League, ma anche non entrarci». Sarri: «Per rimanere in alta classifica non devi sbagliare mai e vincere gli scontri diretti. C’è una media punti impression­ante da parte di 5-6 squadre e ogni partita è un banco di prova feroce, come quella di stasera».

E quindi adesso si gioca a viso aperto. Per primo Montella: «Affrontiam­o una squadra fortissima che gioca ad alti livelli da anni, che ha iniziato un percorso internazio­nale con Benitez ed è costruita con un budget e una rosa da Champions. Lo dico al mio amico Sarri che ci tiene ai fatturati...». Ma anche Sarri lascia da parte gli equilibris­mi da vigilia e per la prima volta, invece di depotenzia­re l’importanza del match, la sottolinea. «Questa partita dirà chi siamo. Io non firmo per il secondo posto, sennò 10 anni fa avrei dovuto accontenta­rmi della C. Fermo restando che la Juve è davanti, basta leggere il bilancio».

Il passato prossimo dice che il Milan ha vinto una sfida nelle ultime quattro, anche se non perde in casa da nove giornate. Il Napoli invece è imbattuto da nove, ha un attacco che continua a segnare (45 gol), comanda il possesso palla (62%), ed è la squadra più precisa nei passaggi (87%). Contro una tale superpoten­za, il Milan non potrà concedere il primo tempo, come ha fatto a Torino e in tante altre occasioni (nei primi 30’ ha segnato solo 3 gol, peggio solo il Pescara). Andare in svantaggio rischia di essere pericoloso. Per questo Montella chiede ai suoi di osare e di stupirlo, di provare qualcosa di fuori dall’ordinario e lo fa con parole strappate alla psicologia. «Per avere successo bisogna uscire da quella che si chiama zona di comfort: servono coraggio, sfrontatez­za, voglia di rischiare, ma è un percorso lungo». A migliorare dovrà essere soprattutt­o Niang, nel pieno di una crisi involutiva, in panchina a beneficio di Bonaventur­a avanzato nel tridente. Entrambi gli allenatori devono fare la conta degli assenti: per il Napoli out Chiriches, infortunat­o, Ghoulam e Koulibaly, in Coppa D’Africa, con Albiol che ha la febbre e Tonelli indolenzit­o. Montella non può contare su Romagnoli e Locatelli, squalifica­ti, che saranno sostituiti da Gomez e Sosa, che in Italia debuttò proprio col Napoli senza impression­are (24 presenze, un gol). A occhio, avrà voglia di rifarsi.

 ??  ?? Duello Vincenzo Montella, 42 anni, allenatore del Milan dal 28 giugno scorso dopo l’esperienza alla Sampdoria. In precedenza aveva guidato la Fiorentina per 3 anni. A destra Maurizio Sarri, 58 anni, alla sua seconda stagione sulla panchina del Napoli...
Duello Vincenzo Montella, 42 anni, allenatore del Milan dal 28 giugno scorso dopo l’esperienza alla Sampdoria. In precedenza aveva guidato la Fiorentina per 3 anni. A destra Maurizio Sarri, 58 anni, alla sua seconda stagione sulla panchina del Napoli...
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