Lorenzo gasa la Ducati: «Non possiamo che vincere»
La Rossa lancia la sfida, lo spagnolo sorride: «Abbiamo il talento e la magia per farcela»
Tre settimane fa Christof Innerhofer era all’ospedale, con un ginocchio, il sinistro, che gli faceva un male cane: era caduto nel superG della combinata di Santa Caterina. Un dolore fisico, che rimbombava nel cervello: «Ho trascorso lunghe ore a sperare che non fosse grave: non volevo perdere la stagione del Mondiale. Quando ho saputo che non mi ero fracassato, mi sono rinfrancato».
Ieri è salito sul podio di Kitzbuehel: secondo in superG. Miracolo? Sì, certo. Sarebbe stato addirittura doppio, e avremmo assistito a una vittoria straordinaria, se Inner non fosse stato di nuovo pedinato da Matthias Mayer, l’austriaco che ha il viziaccio di intrufolarsi là dove Christof fiuta la gloria. Siamo allo scippo numero tre, il più doloroso: l’oro olimpico in discesa nel 2014. A Sochi i centesimi di scarto furono 6; ieri sono stati 9, pari a 2 metri e 71 centimetri. C’è da incavolarsi? «No, stavolta non guardo per quanto poco ho perso. Stavolta, semplicemente, era bello essere qui».
Ma sì, ha ragione lui. È bello sorridere per un secondo posto, sentire i complimenti stupiti dei colleghi. Peter Fill, per esempio: «Credevo che il tempo Acrobata Christof Innerhofer, 32 anni, impegnato nel superG di Kitzbuehel (Epa) di Feuz — lo svizzero sarà terzo, ndr — fosse imbattibile e allora a Christof ho detto: vinci tu». Le tre settimane che ci hanno restituito Innerhofer non sono state facili. «Mi sono allenato vicino a casa — spiega Innerhofer —: alle 6.30 salivo in quota con i gatti, grazie alla disponibilità di chi apriva le piste per me». E poi il dolore: «Mi ha accompagnato fino… al cancelletto di partenza. Ho dovuto usare un antidolorifico, ma ero pronto a lasciare se il disturbo fosse stato insostenibile». Lorenzo spiega che «provare a Valencia è stato uno choc importante: mi ha sorpreso la sua stabilità e la sua guidabilità, abbinata a una potenza che conoscevamo. La moto perfetta non esiste mai: dobbiamo lavorarci ancora ma abbiamo il talento e la magia per farcela». Invita a non avere l’ossessione del titolo, ma osserva che «uno che è stato campione del mondo ha la responsabilità di puntarci». E rifiuta ovviamente ogni confronto con Valentino: «Quando lui venne qui era un’altra epoca, altra gente, altra tecnologia. Non è una gara con lui». Politicamente e filologicamente corretto. Ma poi figurarsi se non ci penserà.
Anche se il collaudatore Michele Pirro inciampa sul palco in un significativo lapsus («Sia Jorge che Lorenzo ci daranno soddisfazioni»), non ci sarà solo il Por Fuera. C’è infatti anche un Andrea Dovizioso che, al 5° anno in rosso e al 10° in MotoGp, dice di non essere «mai stato così carico. A 30 anni sono al meglio della mia carriera». Nel cambio Iannone-Lorenzo, lui trova un compagno più empatico ma anche molto più forte. E però, chiaramente, non si sente il numero due: «Vedremo in pista. Confrontarmi con lui è un onore. Ci conosciamo dal 2001, quando eravamo ragazzini sognatori che piangevano quando non vincevano... Sono eccitato di ritrovarlo qui».
E poi ci sarà ancora Casey Stoner, tester di lusso, «brand ambassador», monumento vivente. «Nessuno ha questa fortuna, dobbiamo sfruttarla», dicono in Ducati. Il 25 e 26 sarà a Sepang a collaudare la GP17 da solo, poi seguirà Jorge e Dovi nel lavoro tecnico che Dall’Igna terrà seminascosto fino alla prima gara in Qatar: solo allora l’ingegnere svelerà la nuova carena con cui pensa di stendere finalmente i giganti giapponesi, perché tattica e conoscenza dei regolamenti da sempre sono il valore aggiunto di questa squadra. Appendice agonistica di un’azienda florida, al 7° anno consecutivo di crescita,con 55.400 moto prodotte nel 2016, zero debiti, 1.500 dipendenti e piani quinquennali autofinanziati già pronti, Ducati Corse si sente alla svolta: dietro la curva, a farla finalmente bene, potrebbe davvero esserci il Mondiale atteso da dieci anni.
Lorenzo Il confronto con Rossi? Quando lui venne qui era un’altra epoca. La mia non è una gara con lui Dovizioso Mai stato così carico, a 30 anni sono al meglio Il confronto con Jorge? Per me è un onore