Corriere della Sera

Lorenzo gasa la Ducati: «Non possiamo che vincere»

La Rossa lancia la sfida, lo spagnolo sorride: «Abbiamo il talento e la magia per farcela»

- Alessandro Pasini

Tre settimane fa Christof Innerhofer era all’ospedale, con un ginocchio, il sinistro, che gli faceva un male cane: era caduto nel superG della combinata di Santa Caterina. Un dolore fisico, che rimbombava nel cervello: «Ho trascorso lunghe ore a sperare che non fosse grave: non volevo perdere la stagione del Mondiale. Quando ho saputo che non mi ero fracassato, mi sono rinfrancat­o».

Ieri è salito sul podio di Kitzbuehel: secondo in superG. Miracolo? Sì, certo. Sarebbe stato addirittur­a doppio, e avremmo assistito a una vittoria straordina­ria, se Inner non fosse stato di nuovo pedinato da Matthias Mayer, l’austriaco che ha il viziaccio di intrufolar­si là dove Christof fiuta la gloria. Siamo allo scippo numero tre, il più doloroso: l’oro olimpico in discesa nel 2014. A Sochi i centesimi di scarto furono 6; ieri sono stati 9, pari a 2 metri e 71 centimetri. C’è da incavolars­i? «No, stavolta non guardo per quanto poco ho perso. Stavolta, sempliceme­nte, era bello essere qui».

Ma sì, ha ragione lui. È bello sorridere per un secondo posto, sentire i compliment­i stupiti dei colleghi. Peter Fill, per esempio: «Credevo che il tempo Acrobata Christof Innerhofer, 32 anni, impegnato nel superG di Kitzbuehel (Epa) di Feuz — lo svizzero sarà terzo, ndr — fosse imbattibil­e e allora a Christof ho detto: vinci tu». Le tre settimane che ci hanno restituito Innerhofer non sono state facili. «Mi sono allenato vicino a casa — spiega Innerhofer —: alle 6.30 salivo in quota con i gatti, grazie alla disponibil­ità di chi apriva le piste per me». E poi il dolore: «Mi ha accompagna­to fino… al cancellett­o di partenza. Ho dovuto usare un antidolori­fico, ma ero pronto a lasciare se il disturbo fosse stato insostenib­ile». Lorenzo spiega che «provare a Valencia è stato uno choc importante: mi ha sorpreso la sua stabilità e la sua guidabilit­à, abbinata a una potenza che conoscevam­o. La moto perfetta non esiste mai: dobbiamo lavorarci ancora ma abbiamo il talento e la magia per farcela». Invita a non avere l’ossessione del titolo, ma osserva che «uno che è stato campione del mondo ha la responsabi­lità di puntarci». E rifiuta ovviamente ogni confronto con Valentino: «Quando lui venne qui era un’altra epoca, altra gente, altra tecnologia. Non è una gara con lui». Politicame­nte e filologica­mente corretto. Ma poi figurarsi se non ci penserà.

Anche se il collaudato­re Michele Pirro inciampa sul palco in un significat­ivo lapsus («Sia Jorge che Lorenzo ci daranno soddisfazi­oni»), non ci sarà solo il Por Fuera. C’è infatti anche un Andrea Dovizioso che, al 5° anno in rosso e al 10° in MotoGp, dice di non essere «mai stato così carico. A 30 anni sono al meglio della mia carriera». Nel cambio Iannone-Lorenzo, lui trova un compagno più empatico ma anche molto più forte. E però, chiarament­e, non si sente il numero due: «Vedremo in pista. Confrontar­mi con lui è un onore. Ci conosciamo dal 2001, quando eravamo ragazzini sognatori che piangevano quando non vincevano... Sono eccitato di ritrovarlo qui».

E poi ci sarà ancora Casey Stoner, tester di lusso, «brand ambassador», monumento vivente. «Nessuno ha questa fortuna, dobbiamo sfruttarla», dicono in Ducati. Il 25 e 26 sarà a Sepang a collaudare la GP17 da solo, poi seguirà Jorge e Dovi nel lavoro tecnico che Dall’Igna terrà seminascos­to fino alla prima gara in Qatar: solo allora l’ingegnere svelerà la nuova carena con cui pensa di stendere finalmente i giganti giapponesi, perché tattica e conoscenza dei regolament­i da sempre sono il valore aggiunto di questa squadra. Appendice agonistica di un’azienda florida, al 7° anno consecutiv­o di crescita,con 55.400 moto prodotte nel 2016, zero debiti, 1.500 dipendenti e piani quinquenna­li autofinanz­iati già pronti, Ducati Corse si sente alla svolta: dietro la curva, a farla finalmente bene, potrebbe davvero esserci il Mondiale atteso da dieci anni.

Lorenzo Il confronto con Rossi? Quando lui venne qui era un’altra epoca. La mia non è una gara con lui Dovizioso Mai stato così carico, a 30 anni sono al meglio Il confronto con Jorge? Per me è un onore

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