Corriere della Sera

I liceali morti sulla A4 e l’eroismo di un prof

Verona, 26 i feriti. Tornavano dai campi da sci in Francia. L’ipotesi di un colpo di sonno dell’autista

- di Andrea Pasqualett­o ed Elisabetta Rosaspina

Stavano tornando da una gita in Francia. Un pullman di liceali ungheresi è uscito di strada nei pressi di San Martino Buon Albergo, poco distante dal casello di Verona Est, si è schiantato contro un pilone e ha preso fuoco: sedici le vittime. Altri ragazzi sono rimasti feriti riportando gravi ustioni. Un professore di educazione fisica si è gettato tra le fiamme e ha salvato alcuni giovani: è stato ricoverato in ospedale, ma non è in pericolo di vita. Non si conosce ancora la dinamica dell’incidente, se il tragico schianto è stato causato da un guasto meccanico o da un colpo di sonno dell’autista. Sul pullman c’erano 56 persone.

VERONA La sbandata improvvisa, l’impatto violentiss­imo, le fiamme e l’orrore. Era un bus di liceali ungheresi che rientrava da una gioiosa settimana sulla neve. È diventato un rogo di lamiere contorte nel quale sono arsi vivi in sedici. Carbonizza­ti, irriconosc­ibili.

Una strage che ricorda molto quella delle studentess­e Erasmus del marzo scorso, in Spagna. Sempre un pullman, sempre di notte, sempre studenti dopo giornate di festa. Questi erano ragazzi e professori del liceo Szinnyei di Budapest. Arrivavano dalla Francia, dalle piste di Puy-Saint-Vincent, e stavano tornando al loro paese. Un tragitto quasi tutto autostrada­le: Francia, Italia, Slovenia, Ungheria. Sette ore di pullman alle spalle, altre otto da fare. Dormivano. Allo svincolo di Verona Est la sbandata sul guardrail e lo schianto micidiale contro i piloni di cemento del cavalcavia. Cosa sia successo non si sa. «Guasto meccanico o errore umano», dice a fine giornata la procuratri­ce di Verona Angela Barbaglio ricordando che «siamo di fronte a un caso difficile perché nell’incendio è andato perduto tutto, qualsiasi documento, qualsiasi traccia». L’errore umano contempla naturalmen­te anche il colpo di sonno del conducente. «Che non sappiamo ancora se è in vita perché le operazioni di identifica­zione delle vittime sono molto difficili», aggiunge Barbaglio che ha aperto un fascicolo per omicidio plurimo colposo contro ignoti e sembra non dare molta importanza alla testimonia­nza di un camionista sloveno che ha detto di aver visto delle scintille uscire dalle gomme del bus all’altezza di Desenzano. «Non è attendibil­e».

Gli inquirenti devono fare i conti con corpi senza volto, con 26 feriti (uno in coma, 12 gravi e 13 lievi), con ragazzi sotto choc che hanno visto qualcosa di terribile. «Era tutto fuoco, fumo e urla», ha detto un giovane nella sua lingua, tradotto da frate Cipriano, un cappuccino di Mestre chiamato a Verona per assistere i ragazzi. «Ho visto un paio di corpi che bruciavano — ha ricordato con gli occhi lucidi un automobili­sta che si è fermato a prestare soccorso —. I ragazzi uscivano in maniche corte terrorizza­ti. Si mettevano le mani sui capelli. Scene che non potrò mai dimenticar­e».

Uno di loro, un diciassett­enne, illeso, ha raccontato gli attimi che hanno preceduto il disastro: «Ero seduto dietro, ho sentito il pullman spostarsi sulla destra, il rumore delle ruote, poi il botto». E dopo il botto, la paura: «Le porte non si aprivano, erano bloccate. Io e il mio amico abbiamo preso un martellett­o e abbiamo rotto il finestrino. Ce l’abbiamo fatta». Un altro ha azzardato: «L’autista ha avuto un colpo di sonno, il bus era nuovo». Ma questa è materia d’indagine e al momento non ci sono certezze. Alla guida del mezzo, con a bordo 56 persone, si davano il cambio in due. «Ogni tre ore», aggiunge il giovane. «L’ultima volta un’ora prima dell’incidente. Si era messo a guidare quello più anziano».

Ma queste sono soprattutt­o le ore dello strazio. Dei genitori che stanno arrivando da Budapest per riconoscer­e i loro figli da una catenina o da un piercing. Alcune vittime saranno identifica­te solo grazie al Dna. «Per dare un’idea della situazione basti pensare che siamo arrivati al numero dei morti contando i vivi», ha aggiunto un investigat­ore.

Del bus rimangono solo lamiere annerite e quello squarcio nella parte anteriore destra, che ha cancellato le prime sette otto file di posti. Accanto a un corpo rimasto intrappola­to, un martellett­o e i vetri rotti del finestrino. «Possiamo presumere che abbia spaccato il vetro per uscire, senza poi farcela. Un gesto disperato — ha ipotizzato il dirigente della Polstrada Gerolamo Laquaniti —, forse eroico, che deve aver consentito ai suoi compagni di mettersi in salvo».

 ?? (Photomasi) ?? Carcassa Quel che resta del pullman ungherese che ha preso fuoco l’altro ieri notte dopo essere finito contro un pilone sulla A4, vicino allo svincolo di Verona Est. A bordo c’erano 54 passeggeri, più due autisti. Sono morti in sedici
(Photomasi) Carcassa Quel che resta del pullman ungherese che ha preso fuoco l’altro ieri notte dopo essere finito contro un pilone sulla A4, vicino allo svincolo di Verona Est. A bordo c’erano 54 passeggeri, più due autisti. Sono morti in sedici
 ?? (foto di Simone Venezia / Ansa) ?? L’attimo Il bus con a bordo gli studenti ungheresi avvolto dalle fiamme subito dopo essere andato a sbattere contro un pilone dell’autostrada
(foto di Simone Venezia / Ansa) L’attimo Il bus con a bordo gli studenti ungheresi avvolto dalle fiamme subito dopo essere andato a sbattere contro un pilone dell’autostrada

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