Corriere della Sera

Spettacolo a San Siro Il Milan gioca bene ma si arrende al Napoli

Bocci, M. Colombo, Pasini, Ravelli e Sconcerti

- Di Mario Sconcerti

Il Napoli vince una partita molto importante, il Milan gli resta sempre in scia ma senza mai raggiunger­lo. La differenza è netta, se la partita è andata avanti con meno certezze è per la buona tenuta complessiv­a che il Milan riesce sempre a offrire. Dà la sensazione di poter fare anche cose che non sa. Il Napoli ha vinto in contropied­e, fin dal primo minuto. A tratti è stato quasi accademico, ha sprecato molto, si è fermato a guardarsi. Non è stato il Napoli di grande corsa che crea spazi attraverso il movimento di tutti. Ha giocato da squadra migliore, facendo pesare la diversità tecnica. Il Milan non ha fatto in tempo a entrare in partita. Né gli ha giovato la serata incerta di Donnarumma: i gol del Napoli sono bellissimi

per intelligen­za e rapidità, ma erano entrambi parabili. Il Milan trova in sostanza i suoi confini, a questi livelli di classifica ancora non c’è. A mio avviso è ancora sorprenden­te quello che fa, gioca un calcio buono e spesso pericoloso, sintetico. Ma il Napoli è qualcosa d’altro. Ha giocato senza pensare all’avversario, senza nemmeno dannarsi troppo, lasciando che fossero le differenze individual­i a venir fuori. È con il tempo diventata evidente anche quella negativa di Tonelli, durissimo nei passaggi, fuori dalla morbidezza della squadra, ma più di un gol non è riuscito a dare al Milan. Alla fine si esce dalla partita convinti che per sei giorni abbiamo parlato di un evento che non c’era. Succede spesso nel calcio. Il Milan è il meglio di un soggetto medio, il Napoli è oltre, si avvia alla completezz­a. Quello di Sarri semmai è un calcio perfino troppo europeo, per rispettarl­o si prende a volte rischi non dovuti. Ma in Italia siamo ai vertici. Il Milan si è perso in un grigiore diffuso che non gli appartiene, ha una grossa organizzaz­ione di gioco e una fiducia in se stesso che lo porta spesso oltre la normalità. Ma lì si ferma. Gioca a calcio, questo è il suo limite quando gioca con chi sa farlo meglio. È un limite stabile, quasi metafisico. Torneranno altri tempi. Restano invece ancora promettent­i quelli del Napoli.

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