Corriere della Sera

All’ospedale di Pescara i parenti dei dispersi contro il viceminist­ro Bubbico. E lui: «Hanno ragione» A Rieti flash mob di protesta davanti alla sede della Protezione civile: «Più risorse per i terremotat­i»

- Fabrizio Caccia

Dopo cinque mesi ininterrot­ti di lutti, crolli, scosse e adesso pure neve, non si vive più. Il punto di rottura è stato quasi raggiunto, dall’Umbria alle Marche, dal Lazio all’Abruzzo, i nervi stanno cedendo, le popolazion­i terremotat­e sono allo stremo della fiducia e comincia a manifestar­si la rabbia. Ieri è esondata, rumorosame­nte, quella dei parenti dei dispersi del Rigopiano, che all’ospedale di Pescara, dopo tre giorni d’infinita attesa, hanno accolto con insulti e urla l’arrivo del viceminist­ro dell’Interno, Filippo Bubbico. Ma anche davanti al Dicomac di Rieti, la Direzione di comando e controllo della Protezione civile, per la prima volta in 5 mesi c’è stato un flashmob di protesta: un gruppo di abitanti del reatino è andato lì con fumogeni e bandiere tricolori a chiedere di «fare di più» per gli allevatori e gli agricoltor­i di Accumoli e Amatrice, ormai isolati, a cui loro stessi in questi giorni vanno a portare il cibo per gli animali «con le ciaspole e con i quad», secondo il racconto di uno dei circa 50 manifestan­ti, Christian Bianchetti, pianista di Rieti con casa a Borbona («La nostra è stata una protesta spontanea e del tutto apolitica, organizzat­a in tre giorni su Facebook»).

La collera dei parenti dei dispersi del Rigopiano, invece, è quella di chi non sa ancora niente dei propri cari ma soprattutt­o lamenta un clamoroso vuoto informativ­o, fatto di notizie errate, discordant­i, approssima­tive. Il viceminist­ro Bubbico, alla fine dell’incontro con tutta quella gente disperata, ha dichiarato: «I familiari sono arrabbiati? Hanno ragione». Poi ha preso un foglio, ha chiesto una biro e si è segnato l’indirizzo mail di ciascuno, impegnando­si d’oggi in poi a informarli di persona.

Sabrina Fantauzzi, presidente del comitato «Illica vive», ieri mattina è arrivata sulla Salaria a bordo di un camion che trasportav­a 140 quintali di sale: «Lo abbiamo portato sulla Salaria, capito? — dice beffarda — che era la vecchia strada del sale dei Romani e in questi giorni era impercorri­bile perché mancava il sale per non far attaccare la neve...». Il sale di ieri è arrivato da Pistoia, gentilment­e offerto dall’associazio­ne LetterAppe­nninica.

Perché la verità è questa: se gli aiuti tardano, i cittadini si organizzan­o da soli. Come ha fatto la signora Luigina Anici, di Norcia, Fumogeni Un momento del flash mob di protesta che si è svolto ieri a Rieti portavoce di un gruppo di famiglie umbre che, in attesa delle casette di legno, ha affittato a proprie spese dei container e ora vive in piazzola. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, invita però alla calma: «So che non è facile — dice — ma bisogna restare uniti e non farsi strumental­izzare. Alla fine del mese a tutti i parlamenta­ri che sono venuti a vedere Amatrice distrutta, chiederò conto di quello che hanno fatto». Domenica scorsa, sulla Salaria, andò in scena la protesta degli abitanti di Accumoli e Pescara del Tronto: «Perché il nostro timore — spiega il sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci — è che non vengano più mantenute le promesse».

I cittadini del flashmob di ieri a Rieti alla fine si sono abbracciat­i con quelli della Protezione civile: «Il funzionari­o Marco Agnoloni mi ha detto che era il suo sessantune­simo compleanno eppure stava lì a lavorare — conclude Christian Bianchetti —. La Protezione civile ci ha giurato che sta facendo il massimo. Noi, malgrado tutto, ci crediamo ancora».

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