Corriere della Sera

«Voucher solo per lavori occasional­i L’Ape? Non ci saranno rinvii»

Il consiglier­e economico di Palazzo Chigi: incontrere­mo le parti sociali

- Enrico Marro

Il governo interverrà con un decreto legge per restringer­e l’uso dei voucher?

«Innanzitut­to — risponde Marco Leonardi, economista della Statale di Milano e consiglier­e di Palazzo Chigi — nei prossimi giorni, con la regia del ministero del Lavoro, consultere­mo sindacati e associazio­ni imprendito­riali, perché vogliamo arrivare a soluzioni condivise. Poi troveremo un veicolo, peraltro in Parlamento ci sono molti disegni di legge sui voucher. Il punto fermo è che vogliamo limitare i buoni al solo lavoro occasional­e».

Come pensate di mettere d’accordo la Confindust­ria con la Cgil che ha promosso il referendum per cancellare i voucher?

«Sappiamo che la Cgil difficilme­nte si accontente­rà, ma puntiamo su un ampio consenso, che sciogliere­bbe la tensione sul referendum. La nostra linea è chiara: abbiamo introdotto il jobs act per promuovere il lavoro stabile e quindi i voucher non possono coprire rapporti di lavoro che andrebbero regolati contrattua­lmente».

Quali le modifiche più importanti che proporrete?

«Oggi i voucher sono usati per circa un quarto dalle famiglie e per tre quarti dalle aziende. E su quest’ultima area che dobbiamo intervenir­e. Ci sono diversi modi. Si possono introdurre limiti temporali all’impiego di lavoratori retribuiti con i buoni, per esempio non più di 10 giorni. Si può stabilire che non si può pagare un lavoratore con i voucher se ha avuto un contratto con la stessa azienda. Si può rafforzare la tracciabil­ità, bloccando l’accesso ai voucher una volta raggiunti i limiti d’impiego».

Abbasseret­e il tetto dei 7mila euro l’anno per lavoratore e dei 2mila euro per committent­e?

«Il tetto dei 7mila euro può scendere, ma in realtà sono pochi i lavoratori che vi arrivano. Più efficace è la riduzione dei 2mila euro per committent­e o stabilire un limite annuo ai voucher che può utilizzare un’azienda».

In cambio della stretta cadranno i limiti d’età per il ricorso al lavoro a chiamata?

«Il senso dell’intervento deve essere chiaro ma parleremo anche di questo con le parti».

Sindacati e imprese attendono anche i Dpcm (decreti della presidenza del consiglio) per l’Ape, l’anticipo di pensione. Dovete emanarli entro il 2 marzo. C’è il rischio di un rinvio dell’operazione legato alla richiesta della commission­e Ue di una manovra bis?

I numeri Sono 35 mila i lavoratori interessat­i alla pensione anticipata agevolata

«No. Rispettere­mo i tempi dei Dpcm e l’Ape, come prevede la legge, partirà dal primo maggio 2017».

Quanti sono interessat­i?

«L’Ape agevolata sarà sperimenta­ta per due anni: 20172018. I lavoratori che quest’anno hanno tra i 63 e i 66 anni e hanno i requisiti contributi­vi sono circa 300 mila. Di questi, circa 35 mila hanno i requisiti per l’Ape agevolata, l’assegno mensile fino a 1.500 euro a carico dello Stato. Nel 2018 scenderann­o a 18-20 mila. C’è poi l’uscita anticipata (con 41 anni di contributi) per i lavoratori precoci, quelli che hanno cominciato da minorenni e che rientrano nelle stesse categorie dell’Ape agevolata: una misura struttural­e che interesser­à 25 mila persone all’anno».

Per l’Ape volontaria si teme un fiasco. Il Dpcm dovrà disciplina­re procedure e limiti. Come funzionerà?

«L’Ape volontaria è un meccanismo molto flessibile e quindi appetibile. Chi la chiede, per esempio, potrà anche continuare a lavorare o passare a part time. La procedura sarà questa: il lavoratore che vorrà prendere l’anticipo di pensione, compiuti i 63 anni, dovrà farsi certificar­e dall’Inps il diritto alla pensione e poi presentare, sempre all’Inps, la domanda di anticipo sotto forma di finanziame­nto bancario, assistito dall’assicurazi­one in caso di premorienz­a».

Che vincoli ci saranno?

«Potrà chiedere l’Ape volontaria chi ha maturato una pensione, al netto della rata di rimborso, pari ad almeno 1,4 volte il minimo, 702 euro al mese. Si potrà chiedere un anticipo minimo di 150 euro al mese e massimo pari al 90% della pensione se per meno di un anno e del 75% se per più di 3 anni. Infine, le rate complessiv­e, qualora la persona abbia altri debiti, non devono superare il 30% della pensione».

Bastano 300 milioni nel 2017 per l’Ape social?

«Ci sarà un monitoragg­io. In caso di esauriment­o dei fondi, le domande e la decorrenza della prestazion­e slitterann­o al 2018».

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