Prodi rilancia l’Ulivo: non è irripetibile
L’invito a unirsi anche contro l’arrivo del trumpismo. Guerini: bene, perciò vogliamo il Mattarellum
ROMA Da mesi Pier Luigi Bersani cerca un nuovo leader in grado di riunire le forze attorno al Pd. L’ex segretario ha più volte parlato di un «giovane Prodi», ammonendo che «bisogna stare larghi» altrimenti i dem rischiano di non veder passare l’erede di Romano. E ieri, a Bologna, l’ex premier ha neutralizzato la domanda. Chi potrebbe essere il candidato della minoranza a Palazzo Chigi? Letta, Emiliano, Errani, Riccardi, Bianca Berlinguer? O persino lui stesso? «Non mi interessa, non ne ho idea e non partecipo a questo dibattito», ha tagliato corto Romano Prodi.
Al già presidente della Commissione Europea, che alcuni giorni fa era salito a Palazzo Chigi per incontrare il premier Paolo Gentiloni, stanno a cuore le alleanze assai più del totonomi: «Mi fa piacere che si ricordi l’esperienza unitaria, forte e coesiva, che abbiamo cercato di fare». Prodi ha sempre in testa l’Ulivo. Al punto da evocare senza timori, pur con la lettera minuscola, la tanto bistrattata Unione con cui arrivò al governo nel 2006: «Con il casino che sta succedendo nel mondo è necessario tornare a una coalizione, a una politica di consenso, di unione».
Insomma, per Prodi con «l’incertezza e le crepe che si aprono dappertutto», da Brexit all’avvento di Trump, la gente avverte un «naturale desiderio di riunirsi su delle idee di rinnovamento». Il centrosinistra unito «non è una esperienza irripetibile», è un libro che può riaprirsi. Ma per vincere bisogna tornare a parlare di giustizia sociale, scuola, lavoro, distribuzione del reddito.
La minoranza accoglie come un balsamo le parole di Prodi e le rilancia. Roberto Speranza concorda sulla tesi di fondo, per battere le destre urge «rimettere al centro la questione sociale e archiviare la stagione dell’uomo solo al comando». I renziani fiutano il pericolo. Sanno bene che regalare 1996 Prodi tra i pullman della campagna elettorale con l’Ulivo alla sinistra il ramoscello caro a Prodi, come a tanti elettori di centrosinistra, sarebbe un rischio. Non a caso Lorenzo Guerini dichiara di avere «molto apprezzato le parole di Prodi sul riformismo» e rivendica la scelta del Mattarellum come «lo strumento migliore per corrispondere alla sfida dell’Ulivo». Ma c’è anche chi si mostra disinteressato all’eredità del Professore. Il governatore Enrico Rossi non vuole mettersi «in una posizione ancillare come Pisapia», lui si candida «per battere Renzi» e metterlo in minoranza: «Non sono il nuovo Prodi».