Gas, mai così tanto dalla Russia
Temperature più basse di 5 gradi, il 45% delle importazioni arriva dalla Siberia: è record
Il «generale inverno» quest’anno ha deciso di far valere i suoi gradi e anche i consumi energetici ne risentono. Ma una delle conseguenze delle basse temperature ha per l’Italia un effetto geopolitico. Nei primi giorni del nuovo anno il sistema di rifornimento del gas naturale, sotto la regia della Snam, ha retto bene le richieste ma ha registrato nuovi record come quello delle importazioni di gas russo, arrivato nei giorni scorsi al nuovo massimo storico.
Lo scorso 10 gennaio al punto di ingresso di Tarvisio, in Friuli, sono transitati 115,6 milioni di metri cubi di metano diretti a case e industrie italiane, provenienti dai giacimenti siberiani. Non era mai accaduto prima. Il precedente record era di fine novembre 2013, ma allora si stavano riempiendo gli stoccaggi in vista della stagione invernale. Invece ora una quota tra il 40 e il 45% del gas importato in Italia viene dal profondo est.
Ciò che è accaduto è che dalla fine delle vacanze di Natale 2016 le temperature più basse anche di 5 gradi rispetto alla media del periodo hanno generato un picco di domanda di gas (più di 400 milioni di metri cubi al giorno) al quale le infrastrutture hanno dovuto reagire con prontezza aprendo il rubinetto delle importazioni, come il ministero dello Sviluppo ha raccomandato con lo stato di allerta decretato proprio il 10 gennaio.
Un’accelerazione che ha coinvolto le altre linee di fornitura: ci sono stati nuovi record anche per il gas algerino e per quello del mare del Nord. Anche il «tubo» libico ha dato il suo contributo malgrado la situazione poco rassicurante che si registra a Tripoli.
La mossa di spingere sull’import è quasi obbligata in situazioni del genere, perché l’obiettivo è di rallentare i prelievi dagli stoccaggi di gas, che servono a bilanciare la domanda e l’offerta e, soprattutto, costituiscono l’ultima riserva disponibile.
Il giorno della riapertura di scuole e fabbriche, il 9 gennaio, c’è stata un’impennata di richieste, ma attualmente il livello delle scorte è a quota 50-52%. Certo, se il periodo di freddo intenso continuasse a lungo saranno necessari nuovi sforzi, ma al momento la stima Snam è che si arrivi al 31 marzo senza il bisogno di intaccare le cosiddette «riserve strategiche».
Resta il fatto che la quota di dipendenza italiana dal gas estero rimane stabilmente sopra il 90% e quella da Mosca, in particolare, si dimostra fondamentale. Ancor di più se si pensa che sul fronte del petrolio l’Italia ha sempre la Russia come terzo fornitore con il 10% (i primi due sono Iraq e Azerbaigian con il 20 e il 15%), un ulteriore elemento di debolezza in un contesto internazionale sempre più complicato, con l’incognita Trump-Russia tutta da verificare dopo l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente degli Stati Uniti.