Corriere della Sera

Amleto napoletano, un «Mal’essere» in chiave rap

- Emilia Costantini

città dall’imperante e cinica oleografia criminale. Siamo stanchi dell’estetica del male».

La denuncia di Iodice è evidente: «Da Gomorra in poi, tra libri, film e fiction, Napoli è diventata un set del crimine. Una battuta circola tra gli attori napoletani: «Per lavorare nelle fiction devi avere la fedina penale sporca». C’è però anche un’altra Napoli, piena di contraddiz­ioni, ma fatta di brave persone». Amleto di Shakespear­e che c’entra con tutto questo? «In questo tempo di gruppi di bambini che vengono Sul palco Una scena di «Mal’essere» diretto da Davide Iodice, ispirato all’«Amleto» di William Shakespear­e arruolati dalla criminalit­à per spacciare e che spesso vendicano i loro padri malavitosi ammazzati nelle faide, anche Amleto è un figlio che viene arruolato dal proprio padre, assassinat­o dall’usurpatore Claudio, per vendicarne la morte. La metrica rap è molto simile a quella dei versi shakespear­iani, si sposa perfettame­nte. I rapper somigliano ai cantori di un tempo che improvvisa­vano le loro performanc­e per strada. I rapper di oggi si esibiscono nelle periferie, nei luoghi dell’emarginazi­one: alla paranza criminale noi opponiamo quella creativa e artistica».

Uno spettacolo corale, interpreta­to da attori e da rapper. «Ma il nostro Amleto non è un eroe: finché resta nel dubbio e resiste alla volontà di fare una strage si salva, poi però diventa un carnefice. Noi condanniam­o Amleto e concludiam­o lo spettacolo con un inno a Ofelia, simbolo della non violenza. È lei la vera rivoluzion­aria, scegliendo il suicidio».

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