Amleto napoletano, un «Mal’essere» in chiave rap
città dall’imperante e cinica oleografia criminale. Siamo stanchi dell’estetica del male».
La denuncia di Iodice è evidente: «Da Gomorra in poi, tra libri, film e fiction, Napoli è diventata un set del crimine. Una battuta circola tra gli attori napoletani: «Per lavorare nelle fiction devi avere la fedina penale sporca». C’è però anche un’altra Napoli, piena di contraddizioni, ma fatta di brave persone». Amleto di Shakespeare che c’entra con tutto questo? «In questo tempo di gruppi di bambini che vengono Sul palco Una scena di «Mal’essere» diretto da Davide Iodice, ispirato all’«Amleto» di William Shakespeare arruolati dalla criminalità per spacciare e che spesso vendicano i loro padri malavitosi ammazzati nelle faide, anche Amleto è un figlio che viene arruolato dal proprio padre, assassinato dall’usurpatore Claudio, per vendicarne la morte. La metrica rap è molto simile a quella dei versi shakespeariani, si sposa perfettamente. I rapper somigliano ai cantori di un tempo che improvvisavano le loro performance per strada. I rapper di oggi si esibiscono nelle periferie, nei luoghi dell’emarginazione: alla paranza criminale noi opponiamo quella creativa e artistica».
Uno spettacolo corale, interpretato da attori e da rapper. «Ma il nostro Amleto non è un eroe: finché resta nel dubbio e resiste alla volontà di fare una strage si salva, poi però diventa un carnefice. Noi condanniamo Amleto e concludiamo lo spettacolo con un inno a Ofelia, simbolo della non violenza. È lei la vera rivoluzionaria, scegliendo il suicidio».